La Strategia nazionale per la banda ultralarga: tutti fermi al via?

Da anni ormai si evidenzia il ritardo infrastrutturale e la ridotta alfabetizzazione informatica che impedisce al nostro Paese di stare al passo con le realtà nazionali europee più avanzate dal punto di vista della digitalizzazione e dell’utilizzo di internet da parte dei cittadini e delle imprese. Sono anni che  si parla della necessità di mettere in campo una strategia ed una politica industriale in grado di colmare questo gap e creare le condizioni indispensabili per il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi fissati dall’Agenda Digitale europea.

La Strategia nazionale per la banda ultralarga messa a punto dal Governo ha sicuramente catalizzato un virtuoso processo di sviluppo infrastrutturale e culturale suddividendo il territorio in cluster e prevedendo diverse forme di incentivazione ed intervento pubblico nell’ottica di realizzare entro il 2020 la copertura a 30 Mbps del 100% della popolazione e a 100 Mbps del 50%. Nonostante l’impellente necessità di avvio del processo di implementazione di questa strategia siamo però ancora in attesa che il CDM discuta il DI Comunicazioni nel quale dovranno essere puntualmente descritti gli incentivi per gli operatori che decidono di investire, da un lato, ed i voucher per incentivare la diffusione delle connessioni ultraveloci da parte di imprese e cittadini, dall’altro. In merito ai contenuti del DI, secondo quanto riportato dalla stampa il Governo starebbe valutando una riformulazione della misura dei voucher agli utenti prevedendo una formula che, in sostituzione di quella che limitava i voucher a una connessione simmetrica superiore a 100 Mbps garantita, faccia riferimento a connessioni a banda ultralarga in coerenza con gli articoli 82 e seguenti degli Orientamenti della Commissione sugli aiuti di Stato per la banda larga. In merito, invece, agli incentivi per gli operatori, sembrerebbe confermata la previsione di un punteggio aggiuntivo ai soggetti non verticalmente integrati con caratteristica di offerta solo all’ingresso.

Le cause del ritardo con cui il Governo sta procedendo all’implementazione della Strategia dallo stesso disegnata sono molteplici e diverse. Permangono ancora diverse criticità in merito alle risorse disponibili ed al ruolo delle telco cui si aggiunge la necessità di avere il benestare della Commissione Europea la quale sta vagliando l’impianto apprestato dall’Esecutivo soprattutto nell’ottica di garantire il rispetto della neutralità tecnologica ed evitare il rischio di eventuali aiuti di stato. A ciò si aggiungono questioni interne legate al cambio intervenuto ai vertici di Cassa Depositi e Prestiti nonché alla possibilità, al vaglio del Governo, di ricorrere solo alle misure del CIPE ovvero, in caso contrario, la necessità di adottare un decreto legge.

Si tratta sicuramente di nodi importanti da sciogliere che richiedono riflessioni e ponderazioni attente a cui si aggiunge l’importanza della riforma della scuola e della Rai che negli ultimi mesi ha catturato – e continua a catturare – l’attenzione del Governo e del Parlamento ma è evidente che dal DI Comunicazioni dipende lo sblocco dei fondi pubblici e l’avvio delle gare cui si ricollega, in un settore fiaccato dalla crisi e da una spiccata competizione – che assicura prezzi  particolarmente vantaggiosi agli utenti ma erode i ricavi degli operatori – la creazione, tra l’altro, di nuovi posti di lavoro restituendo nuova dinamicità al comparto ed al sistema Paese. Si tratta, dunque, di un provvedimento di cui il nostro Paese, gli operatori e gli utenti hanno urgente bisogno per avviare finalmente un processo di ripresa e modernizzazione che non può più farsi attendere.

 Banda ultralarga

Vicepresidente dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Giurisprudenza presso l’Università di Tor Vergata nel 2006 ha partecipato, nel 2009, al master di II Livello in “Antitrust e Regolazione dei Mercati” presso la facoltà di Economia della medesima università conseguendo il relativo titolo nel 2010, anno in cui ha conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione forense.

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