Il protagonismo audiovisivo delle Telco: Vodafone Tv ai blocchi di partenza

Vodafone Tv 2A meno di due mesi dall’arrivo di Netflix in Italia (non è dato ancora sapere quanti utenti siano passati dalla fase di prova a quella di reale pagamento del servizio) arriva la notizia del prossimo sbarco della tv di Vodafone entro la prossima estate, accanto ad un pacchetto di nuove iniziative volte a potenziare gli investimenti nelle reti ultraveloci.

Al momento il gruppo guidato da Vittorio Colao sta effettuando i primi test in ambiente controllato su una piattaforma costruita con il supporto tecnico di Kaltura. I clienti saranno dotati di un set top box che avrà un doppio ingresso sia per il digitale terrestre sia per la fibra per accedere ad un ricco pacchetto di offerte on demand free e pay con una interfaccia analoga a quella delle smart tv. Vodafone ha annunciato accordi non in esclusiva con tutti i fornitori di contenuti dagli OTT ai broadcaster tradizionali come Rai, Sky, Discovery. Di certo si tratterà di un nuovo temibile concorrente che si affianca al fast mover Telecom (il suo servizio Timvision è già presente da diversi anno sul mercato) che entra in un mercato pay in affanno, con Sky che è riuscita a limitare i danni (ha perso solo 58 mila clienti negli ultimi due trimestri) rimanendo intorno ai 4,7 milioni di abbonati e Mediaset che – arrivata a 1,9 milioni – ha avviato politiche commerciali spregiudicate proponendo offerte al ribasso per allargare rapidamente la base e provare a ritrovare la fiducia dei mercati.

Insomma un segnale inequivocabile della presenza sempre più massiccia ed interessata degli operatori telco nel business della pay tv. Lo dicevamo anche nel nostro ultimo Rapporto I-Com sulle reti e i servizi di nuova generazione. Il 2016 sarà caratterizzato da un rilancio delle offerte iptv e da un consolidamento delle strategie degli operatori telco, segnando un salto di qualità nella corsa all’ampliamento del proprio bacino di utenti che utilizzi servizi a banda larga, possibilmente in fibra, di pari passo con gli investimenti pubblici e privati nelle nuove reti. Ricordiamo che al momento Vodafone in Italia conta 2,3 milioni di clienti di rete fissa e 1,9 milioni di banda larga) e punta a far crescere la fibra facendo leva anche sui 24,7 milioni di clienti del mobile.

Dalle semplici intese commerciali con i fornitori di contenuti si giungerà a vere proprie politiche industriali con nuove fusioni, integrazioni e nuovi assetti proprietari (si pensi all’ingresso di Vivendi/Cala+ in Telecom) e con nuovi servizi destinati ad un pubblico sempre più affamato di contenuti video di qualità in altissima definizione. Anche nel nostro Paese la ripresa del mercato televisivo – che secondo i dati It Media Consulting nel 2017 dovrebbe registrare da qui al 2017 un + 1,8% – passerà attraverso un nuovo protagonismo degli operatori telefonici così come già accaduto in Spagna, dove la maggior parte dei ricavi sono ormai assorbiti da player come Telefonica, la stessa Vodafone che ha acquistato ONO, Orange e Jazztel. Per non parlare del dinamico e concorrenziale mercato britannico dove i tassi di crescita del mobile advertising e delle sottoscrizioni ai servizi di video on demand viaggiano a doppia cifra. Qui mentre gli abbonati Sky e Virgin Media sono fermi a 14 milioni dal 2010, a crescere in modo repentino sono gli utenti dei servizi on demand come Amazon Prime Instant (1,3 milioni di utenti), Now Tv e Netflix (4,5 milioni di abbonati), così come sono arrivate a 2 milioni le offerte TalkTalk e BT, secondo dati E-media).

Il nuovo corso di BT è esemplare e rappresenta senz’altro il modello cui Vodafone si sta dirigendo, ponendo peraltro seri interrogativi sulla reale ragion d’essere di alcuni limiti di natura normativa e regolamentare che tengono distinti i mercati della tv (free e pay che insieme valgono 18 miliardi di euro in crescita grazie al potente traino delle offerte non lineari) da quelli delle Tlc.

In UK tutti i principali operatori larga banda che fanno televisione e dominano il mercato televisivo e viceversa. Con il suo investimento pluri-miliardario nella Champions e nella Premier League i ricavi dei servizi a banda larga di BT hanno beneficiato di un incremento progressivo per sette trimestri consecutivi (dal 2013 al 2015), più di qualunque concorrente, con il valore delle azioni raddoppiato.

L’ingresso prepotente degli OTT nel mercato audiovisivo rischia ora di rimescolare pesantemente le carte. Vista come mossa difensiva o come strategia di lungo periodo, di fatto la convergenza è divenuto il principale driver di sviluppo nel nuovo scenario competitivo.

 

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