Il ruolo delle aree urbane nella SEN e il possibile patto tra amministrazioni locali e utility per il rilancio sostenibile delle città

76511Nell’ambito del dibattito sulla Strategia Energetica Nazionale, I-Com ha pubblicato nei giorni scorsi uno studio sul possibile contributo delle aree urbane al raggiungimento degli obiettivi posti nella SEN e più in generale alle politiche di sostenibilità che dovranno essere messe in campo in Italia nei prossimi anni e decenni.

Da sempre le città sono i principali centri propulsori di crescita, sviluppo e innovazione. La concentrazione di popolazione in limitate porzioni di territorio comporta evidenti benefici e chiari profili di criticità per quanto riguarda l’uso delle risorse naturali e dei servizi eco-sistemici necessari ad approvvigionare questi luoghi dei beni e dei servizi fondamentali per il proprio funzionamento. Le Nazioni Unite stimano che le città occupino circa il 2% delle terre emerse a livello globale e producano circa il 70% del PIL mondiale, ma siano anche responsabili di circa il 60% della domanda energetica e del 70% delle emissioni di gas climalteranti e della produzione globale di rifiuti.

Tale situazione è destinata a polarizzarsi ulteriormente nel medio-lungo periodo in conseguenza delle previste dinamiche della popolazione. Il trend di crescita delle aree urbane del pianeta ha portato allo storico sorpasso della popolazione urbana rispetto alla popolazione rurale nel 2007 (prima volta nella storia dell’umanità). Attualmente gli abitanti delle aree urbane rappresentano circa il 54% della popolazione globale e nel 2050 si stima che tale percentuale salirà al 66%. Il fenomeno dell’urbanizzazione interesserà principalmente i paesi emergenti ed in via di sviluppo, ma continuerà a coinvolgere, in misura minore, anche e i paesi più sviluppati.

Secondo le stime Eurostat, in Italia le aree urbane ospitano poco più dell’80% della popolazione nazionale ed hanno acquisito – nel passato recente – più popolazione rispetto alle aree rurali. Tale trend è destinato a consolidarsi nel medio periodo: a fronte infatti di una contrazione della popolazione prevista per il 2030, le aree urbane vedranno crescere il proprio peso in termini di popolazione insediata rispetto ai dati del 2015.

Le città hanno, ed avranno sempre di più nel futuro prossimo, un peso di assoluto rilievo nella domanda di energia e, conseguentemente, nelle emissioni dirette e indirette di gas ad effetto serra. In Italia, ad esempio, molta della domanda energetica si concentra nelle città. Ciò è evidente analizzando la composizione della domanda finale di energia: il 75% dei consumi è rappresentato dai segmenti del residenziale, servizi e trasporti – tipicamente caratteristici degli insediamenti urbani. Inoltre, nelle città si concentreranno i principali effetti del cambiamento climatico e si acuiranno le criticità che già caratterizzano gli ambienti urbani (inquinamento dell’aria qualità delle acque e gestione dei rifiuti).

Le città rappresentano dunque al contempo il problema e la soluzione principale rispetto ai temi della sostenibilità e alle politiche che il nostro Paese vorrà attuare. A fronte di queste considerazioni, si deve registrare una forte e crescente difficoltà – riscontrabile a tutti i livelli istituzionali- nell’elaborare strategie sistemiche in grado di affrontare le criticità degli ambienti urbani e dotare le città di strumenti efficaci ed incisivi. Le uniche risposte visibili sono perlopiù di carattere generale (non specifiche per gli ambienti urbani) e, nella peggiore delle ipotesi, di carattere emergenziale. Questa assenza di un approccio sistemico ed innovativo alle città ha degli evidenti costi. Se è infatti vero che le città sono dei nodi nevralgici dello sviluppo del nostro paese, la mancata gestione delle criticità energetico/ambientali delle città rischia di avere conseguenze negative sulla capacità di questi luoghi di generare sviluppo e benessere. A questo vanno aggiunti i costi politici – e non solo economici e sociali– di un approccio emergenziale ai problemi delle città, fatti di ordinanze spot che impongono limitazioni e divieti senza risolvere i problemi alla radice. Costi (sia politici che economici) che si concretizzano in maniera plastica nelle numerose procedure di infrazione comunitarie aperte nei confronti dell’Italia sui temi della qualità dell’aria, dell’acqua e sulla gestione dei rifiuti che spesso hanno come elemento di criticità proprio i centri urbani maggiori.

 In questo contesto, l’elaborazione di documenti strategici e partecipati su tematiche trasversali è una importante occasione per provare a riportare al centro dell’azione politica le realtà urbane del Paese. In tal senso appare quanto mai opportuno che la Strategia Energetica Nazionale apra un focus esplicitamente dedicato al ruolo innovativo e di rottura paradigmatica che le città possono e devono avere nel raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità energetica che l’Italia si è data, in una più generale prospettiva di gestione sostenibile delle tematiche ambientali e climatiche, attraverso la promozione di tecnologie e vettori energetici a ridotto impatto climatico e ambientale per edifici e veicoli, diffusione di tecnologie energeticamente efficienti, rinnovamento e digitalizzazione delle infrastrutture urbane.

Riportare al centro dell’azione politica le città, all’interno del più generale tema della sostenibilità non richiede solo una visione politica di grande respiro. Sarà necessaria affiancare a questa poderose competenze tecniche interdisciplinari sulle complesse tematiche energetiche ed ambientali che caratterizzano le aree urbane. Raramente le strutture tecniche delle amministrazioni locali hanno al proprio interno tali competenze. Solo la realizzazione di partenariati pubblico-privati tra enti locali e forze sociali ed economiche che all’interno delle realità urbane operano può sopperire a questa mancanza. In tal senso le utility locali possono rappresentare un tassello fondamentale di un percorso di ripensamento e riorientamento della traiettoria di sviluppo delle città. Un ulteriore valore sistemico si potrebbe raggiungere inserendo questi partenariati nelle reti tra città che già, sia a livello globale (es. il network C40) che europeo (es. Patto dei Sindaci), si stanno interrogando sul futuro sostenibile degli ambienti urbani.

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