Avevo 14 anni quando l’e-book reader di Amazon, il Kindle, faceva irruzione nel mercato dell’editoria. Irruzione è il termine più appropriato, perché la portata rivoluzionaria di questo oggetto va ben oltre le sue dimensioni, i suoi hardware e lo schermo a microsfere.
Alto e spesso quanto una matita, la stessa con la quale ci siamo, più volte, ritrovati a prendere qualche appunto sulle pagine di un saggio o a sottolineare un passaggio emozionante sull’ultimo romanzo del nostro autore preferito. Pesante quanto un piccolo libro tascabile, quanto una di quelle piccole opere editoriali realizzate con la pretesa di spiegarci, in modo sintetico, le ultime novità di un mondo in continua evoluzione. E quella stessa evoluzione, alla fine, ha travolto quelle pretenziose pagine, suscitando la paura diffusa di vivere quella che molti definiscono una catastrofe: la scomparsa delle librerie, quelle da cui ci rechiamo nel comprare libri stampati e sia quelle presenti nelle nostre case, capaci di raccontare storie e di alimentare ricordi. Ma è davvero fondata questa paura?
Quanti sono interessati alla lettura? Una domanda da cui è necessario partire e che vede nei dati una prospettiva ben più catastrofica di quella suscitata dagli e-book e dalla potenziale scomparsa dei libri fisici.
Secondo Istat e l’Associazione Italiana Editori, nel 2010, in Italia, il 46,8% della popolazione con età superiore ai 6 anni aveva letto almeno un libro (non scolastico) nell’arco dell’anno, dato sceso di 6,3 p.p. dopo 7 anni, con il 40,5% nel 2016, con 3 milioni di italiani in meno, dall’inizio del periodo di riferimento. Un dato allarmante che porta, quindi, il nostro Paese ad avere molto meno della metà dei suoi cittadini con un libro sul comodino, non solo nel 2016 ma da molto più tempo (nel 2000 erano il 38% e il dato più alto è stato registrato proprio nel 2010).
Più cresciamo e meno leggiamo. Lavoro, generici impegni e la perdita della consapevolezza riguardo la ricchezza culturale proveniente dalla lettura, trasformata in “momento rilassante” piuttosto che in un momento altamente formativo per la propria mente e personalità, crea un gap generazionale tra minorenni e maggiorenni. Nel 2010, il 59,5% di individui tra i 6 e i 17 anni leggeva almeno un libro non scolastico negli ultimi 12 mesi, contro i 44,7% dei maggiorenni. Nel 2016, il dato è sceso a 47,3% per i primi e al 39,5% per i secondi. Dividendo ulteriormente le fasce d’età, interessante è la crescita per alcune di esse: dal 2010 al 2016, crescono le fasce dei “45-59” (+4,9%) e degli over60 (9,6%), a dimostrazione di come i fattori di crescita della lettura siano legati alle dinamiche sociali, al reddito e al tempo a disposizione.
Ormai la lettura non è più associata solo alla carta, come è evidente, e il trend di crescita dei lettori di e-book sale di anno in anno, se pur ancora non raggiungendo cifre elevate. Nel 2010, il 2,9% della popolazione dai 14 anni in su preferiva il digitale alla carta stampata, salendo di 7,1 p.p. nel 2016 (10%). Riguardo, invece, il dispositivo sul quale si sfogliano gli e-book, gli e-reader non sfondano (7,3%, nel 2016), lasciando il passo ai tablet (28,3%) e agli smartphone (64,8%).
Un mix di forme di lettura, tuttavia, fa da padrone nel settore dell’editoria. Sempre in riferimento al 2016, il 60% della popolazione preferisce leggere solo libri cartacei, mentre il 23% predilige la carta stampata ma non disdegna qualche e-book nella propria “libreria digitale”. Il 14%, invece, legge su carta e su schermo di pari passo e solo il 3% ha abbandonato totalmente l’inchiostro a favore dello schermo.
Il mondo dell’editoria, al netto dei cambiamenti dei gusti e delle modalità di lettura, non cessa la sua produzione e continua a crescere nel numero di titoli pubblicati. Cresce la produzione delle versioni tascabili di circa 8000 titoli dal 2010 al 2016, sostanzialmente costante la produzione dei libri con copertina rigida (2473 titoli nel 2016, contro i 2248 del 2010). A ribasso la presenza degli audiolibri che dai 993 titoli del 2010 scendo a un terzo nel 2016 (339 titoli). Ma questi sono dati relativi solo alla carta stampata.
Alla sempre più numerosa presenza di titoli su libri classici, si aggiungono i dati relativi alla produzione di e-book. Nel 2010, solo 9076 erano i titoli prodotti – tra i quali libri auto-pubblicati – mentre nel 2016 la produzione è schizzata a ben 74mila opere (ultima stima).
Il mercato dei libri vede una lenta e timida ripresa, con dati certo più bassi rispetto a quelli del 2010.
7 anni fa, il mercato dei libri fisici generava un mercato di 1,5 miliardi di euro, mentre l’anno scorso il valore registrato era pari a 1,2 miliardi di euro. Scende quindi il mercato dei libri fisici ma, per l’editoria, arrivano in supporto proprio i temuti e-book che vedono il loro valore di mercato salire di anno in anno, dall’1,5 milioni di euro del 2010, ai 62 milioni nel 2016 (+21,6% rispetto al 2015), registrando la crescita più elevata a cavallo tra il 2012 e il 2013 (+88,9%).
Sommando il valore di mercato dei libri fisici con quello degli e-book, del 2016, la ripresa del mercato dei libri cresce, portando il 1,6% di crescita del trade dei libri stampati al 2,3% nel complesso, rispetto al 2015.
Ma il mercato dei libri e la sua rivoluzione non generano solo dati riguardo la loro vendita e se questi siano letti su carta o schermo, ma con l’avvento degli e-book gli stessi lettori si fanno produttori di ulteriori dati che fanno gola agli editori: i dati sul gradimento e la lettura reale delle opere pubblicate. Essenzialmente, la generazione di un Auditel della lettura, dai quali dati generati dipende il pagamento, da parte di Amazon, ad esempio, dei diritti agli autori indipendenti.
Jellybooks è un servizio che punta proprio ad offrire dati riguardo la lettura delle opere. Società inglese, fondata da Andrew Rhomberg, offre ai “prestatori di lettura” la possibilità di accedere a numerosi e-book (proponendo anteprime) in modo da testarne l’apprezzamento. Servizio utile, a dirla tutta, eppure contrasta con la natura insita all’interno di ogni libro: la libertà per lo scrittore di scrivere ciò che ritiene più opportuno e come lo ritiene più opportuno. Insomma, la domanda da porsi è una: possono i libri diventare merce come indumenti, smartphone e automobili? Possono questi piegarsi alla volontà del mercato e soddisfarne le proprie esigenze? Una domanda a cui non si vuol dare una risposta, consentendo ad ognuno di darne una propria. Fatto sta che la raccolta di informazioni relative alle letture, presto, potrebbe diventare di uso comune tra i sistemi di trade. Amazon potrebbe decidere di togliere dal proprio sito libri che vengono abbandonati dalla maggioranza dei lettori, puntando a qualcosa di più soddisfacente per i suoi clienti e di cosa ne sarà della libertà di parola e di stampa, così come della libertà artistica degli autori non è dato sapere.
Tutto questo va ben oltre la presenza o meno degli e-book. Come abbiamo visto, il mercato dell’editoria oggi resiste anche grazie ai libri digitali che hanno ampliato i margini di crescita del settore. Niente di cui allarmarsi, quindi. Le librerie (fisiche) continueranno ad esistere, come confermato dai dati pubblicati dall’AIE, dove addirittura l’83,5% del mercato, nelle ultime stime per il 2016, è occupato dalle librerie a conduzione familiare (27,8%), dalle librerie di catena (45%) e dalla GDO (le super librerie, come Feltrinelli e Mondadori) al 10,7% e gli store online solo al 16,5%.
In definitiva, sostenere che gli e-book reader siano un tarlo per l’editoria di cui è meglio liberarsene subito è, pressappoco, gratuito e non in linea con i dati. Anzi, sono da considerare un potenziale da attenzionare e, soprattutto, da non demonizzare, capaci di penetrare in fette di mercato dove ormai la carta stampata non ha più appeal. Lasciamo, quindi, spegnere le 10 candeline all’Amazon Kindle, assieme ai suoi 14 modelli, agli oltre 5 milioni di titoli (di cui 180mila in italiano) presenti nel suo store.
Più che a come leggere, preoccupiamoci di quanto leggere. Salviamo i libri e le librerie con le nostre letture quotidiane. Cartacee o digitali, a voi la scelta.