L’Autore ripercorre criticamente la giurisprudenza prodotta negli anni in merito al caso di Eluana Englaro e analizza l’impatto delle sentenze sul dibattito sviluppato in sede parlamentare. Viene riconosciuta l’esigenza di assicurare la piena consapevolezza del soggetto che sottoscrive una dichiarazione anticipata di trattamento, ma ci si interroga sull’opportunità e sull’effettiva utilità di una eccessiva burocratizzazione della materia che potrebbe indurre alla desistenza chi intenda rendere una dichiarazione. Quale è, dunque, il limite di fronte al quale il diritto si deve fermare?