Gli incentivi alla R&S nel settore farmaceutico italiano: il ruolo della semplificazione amministrativa

Il settore farmaceutico è uno degli ambiti industriali con il maggior tasso di innovazione tecnologica. Esso ricopre un ruolo socio-economico che non si esaurisce nel solo benessere collettivo ma che produce importanti ricadute sul bilancio dello Stato. Un sistema sanitario efficiente, unito allo sviluppo di farmaci sempre più efficaci, implica un miglioramento dell’outcome sanitario e la possibilità di razionalizzare la spesa.

Com’è noto, lo sviluppo di nuovi prodotti, come pure la sperimentazione clinica, implicano ingenti investimenti di risorse nelle attività di ricerca e sviluppo (R&S). Diviene dunque fondamentale l’azione imprenditoriale per la sintesi di nuovi principi e la commercializzazione di nuovi medicinali. Tale operatività è assecondata da politiche industriali intraprese dai governi e volte a incoraggiare l’utilizzo di risorse finanziarie per lo sviluppo di nuovi ritrovati tecnico-scientifici.

Il ruolo dello Stato è duplice: sostenere gli investimenti in Ricerca attraverso l’impiego di risorse proprie, come pure quello di stimolare gli investimenti privati attraverso l’adozione di misure orientate all’accumulo di capitale intangibile che alimenti la crescita economica di lungo periodoi. A tal fine è di vitale importanza il disegno di adeguate politiche industriali, il che presuppone la determinazione degli obiettivi degli interventi ex-ante e la misurazione preventiva (attesa) e a consuntivo (ex-post) dei benefici.

Lo scopo del presente discussion paper è fornire una panoramica dei principali strumenti di incentivazione adottati nel settore farmaceutico in Italia, con particolare riferimento alla realtà delle aziende multinazionali che operano nel nostro paese. Tale analisi permette di affermare che la semplificazione del contesto regolamentare sembra essere al momento l’obiettivo primario da raggiungere per stimolare gli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore farmaceutico italiano.