I farmaci antitumorali di ultima generazione non possono e non debbono essere a carico dei pazienti. Questo l’appello dei medici e dei malati per una revisione del Decreto Balduzzi che prevede al momento l’inserimento dei farmaci oncologici in fascia C, quindi a carico del cittadino.
In una nota diffusa lo scorso 4 luglio, Francesco De Lorenzo e Elisabetta Iannelli – rispettivamente presidente e segretario generale del FAVO (Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia) – hanno denunciato gli “aspetti preoccupanti e discriminatori” che si annidano nell’art. 12 co. 5 del D.Lgs. 158/2012 (Decreto Balduzzi) e a loro fa eco Gianpiero Fasola, Presidente CIPOMO (Collegio Italiano Primari Oncologi Medici Ospedalieri) che su questo tema ha scritto una lettera aperta al Ministro della Salute Lorenzin. Le associazioni fanno notare che – a dispetto di quanto previsto dal Decreto stesso circa la necessità di rendere disponibili su tutto il territorio nazionale i farmaci innovativi registrati da AIFA – nelle more della contrattazione tra l’Agenzia Italiana del Farmaco e le case produttrici sul prezzo a carico del SSN- il farmaco salvavita venga messo in commercio a totale carico del paziente. In caso di malattie gravi come il cancro– documenta ancora FAVO- il costo della terapia per una famiglia può anche superare le 5, 6 mila euro a somministrazione, divenendo insostenibile. Tra le proposte di semplificazione normativa indicate da CIPOMO vi è quella di un “accordo con le Aziende produttrici interessate, con l’impegno a restituire la differenza tra il costo sostenuto oggi e quello che emergerà dalla trattativa con AIFA”. In tal modo sarebbero innanzitutto tutelati i pazienti e data certezza a Regioni, Aziende e professionisti.