Quanti Governi e in quanti momenti della storia (recente) del nostro Paese hanno dichiarato “guerra senza quartiere” all’evasione fiscale? La lista è lunga quanto ricca di rimpianti. Con un triste filo rosso: più annunci che fatti, più proclami che risultati.
La “strategia Cortina” perseguita negli ultimi anni dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza – fatta di blitz spettacolari dall’alto valore simbolico e paideutico nei confronti dei contribuenti – ha prodotto nel breve termine qualche risultato apprezzabile sul fronte della diffusione di scontrini e altri documenti fiscali obbligatori. Ma a distanza di più d’un anno dal rumore delle sirene e dalle proteste dei commercianti, nei luoghi-cult dell’Italia bene come in ogni angolo del BelPaese i comportamenti evasivi del mondo del commercio e del lavoro autonomo e la pericolosa tolleranza dei cittadini-consumatori sembrano tornati ai livelli tradizionali. Di fronte ad un malcostume così diffuso, alla scarsità di controlli e al sistema di convenienze che spingono – all’unisono – verso l’evasione fiscale di massa, è necessario individuare uno strumento che favorisca in modo continuo la fedeltà e la civiltà fiscale, “costringendo” commercianti, professionisti, imprenditori renitenti al rispetto degli obblighi fiscali. E abbattendo drasticamente il tasso di discrezionalità delle loro scelte fiscali.
Questo strumento esiste ed è largamente utilizzato – non a caso – nei Paesi del mondo avanzato con i tassi di evasione più bassi: è la moneta elettronica. Con l’art. 12 del decreto “Salva Italia”, il Governo Monti ha abbassato la soglia della tracciabilità del denaro da 2500 a 1000 euro, portando invece a 500 euro la soglia per i pagamenti effettuati dalle Pubbliche Amministrazioni per stipendi e prestazioni d’opera. Il provvedimento – sicuramente utile – si è rivelato tuttavia palesemente inadeguato. Maggiore efficacia avrebbe avuto l’abbassamento a 500 euro della soglia consentita per tutti i pagamenti in contante, come si era ipotizzato in un primo momento. Ma in realtà abbassare le soglie previste per il pagamento in contanti non serve a molto, se rimane così alta la percentuale di documenti fiscali non emessi.
In tema di tracciabilità, dunque, l’unica misura davvero decisiva consiste nel prescrivere l’uso obbligatorio degli strumenti di pagamento elettronici per compensi professionali e artistici di ogni tipo, pagamento di canoni di qualsiasi genere (locazione di beni mobili e immobili, noleggio e così via) e spese fiscalmente deducibili, sia nell’ambito delle attività d’impresa e professionali che ai fini dell’Irpef. Chi avrà il coraggio di realizzare questa “rivoluzione del buon senso”?