Il braccio di ferro tra la commissaria Neelie Kroes e gli operatori telefonici sulle misure da prendere nel presente per garantire un migliore futuro alle telecomunicazioni europee potrebbe presto giungere ad una soluzione, anche se forse non definitiva. A tenere banco è stato soprattutto il dibattito sull’abbattimento del roaming, che gli operatori infrastrutturati vedono come un possibile colpo di grazia alle loro barcollanti economie – uno studio ETNO stima perdite per 7 miliardi di euro entro il 2020 – mentre la Commissione valuta come strumento fondamentale per permettere una concorrenza a livello europeo nell’ambito dell’agognato mercato unico. Il piano UE prevede che gli operatori debbano offrire tariffe univoche per l’85% della popolazione entro il 2014.
Il settore delle TLC è stato probabilmente quello in cui il mercato ha funzionato “meglio”, in termini di allargamento dell’offerta, miglioramento della qualità del servizio e soprattutto abbassamento delle tariffe. Ha funzionato anche “troppo” bene, secondo alcuni, che indicano proprio nei prezzi troppo bassi una delle cause dell’economia del settore, guardando al modello statunitense (dove i prezzi come esempio virtuoso da seguire, se si vuole mantenere una sostenibilità del settore).
Si può probabilmente ragionare sul livello delle tariffe nel nuovo contesto, sempre tenendo conto però degli interessi degli utenti, anche nella prospettiva di una unificazione del mercato. Senza dubbio, però, il consolidamento degli operatori a livello europeo rappresenta un passo ineluttabile ed indispensabile se si vuole avere come orizzonte quello di un mercato europeo digitale, nel quale possano prosperare soggetti in grado di beneficiare di economie di scala a livello continentale anziché nazionale, capaci di competere a livello internazionale, combattere le sfide della globalità ‘e sostenere i sempre più onerosi investimenti necessari nelle nuove tecnologie. L’operazione Verizon/Vodafone indica bene la strada in questo senso.