Domani e dopodomani si svolgeranno tra Milano e Roma le audizioni dell’Autorità dell’Energia sul tema della trasparenza delle bollette di elettricità e gas, che, nelle intenzioni dichiarate dal regolatore, dovrebbero diventare 2.0. Circa una trentina i soggetti che si sono iscritti a parlare, tra i quali le principali aziende di vendita e le associazioni più rappresentative dei clienti finali. Il tema, apparentemente tecnico e poco rilevante, è infatti emerso sempre più come un freno alla maggiore consapevolezza del consumatore e dunque a un mercato pienamente concorrenziale.
Sono infatti tutti d’accordo nel giudicare inadeguata la regolazione attuale, che è poi frutto di una delibera del 2009 della stessa Autorità (ma guidata da un differente collegio). Nel tentativo di rendere la bolletta trasparente, la si è resa decisamente poco comprensibile. Dopo il quadro di sintesi iniziale (ad oggi già sufficientemente astruso per una netta maggioranza di consumatori), si passa a pagine intere di dettaglio che anche per un ingegnere energetico sono decisamente difficili da decifrare. A differenza di altri settori, ad esempio le tlc, è evidente che nel caso dell’energia elettrica e del gas (ma anche dell’acqua, dove è in arrivo dall’1 gennaio una regolazione specifica relativa ai documenti di fatturazione) l’eccessivo livello di dettaglio anziché chiarire rischia di ingarbugliare (oltre a risultare più costoso per le aziende). Meglio dunque focalizzare l’attenzione su come spiegare meglio alcuni dati essenziali, piuttosto che travolgere il povero cliente tipo perseguendo il criterio del maggior numero possibile di informazioni da offrire.
A questo proposito, occorrerebbe però individuare al più presto alcuni criteri di fondo, verso i quali indirizzare i risultati dell’istruttoria conoscitiva dell’Autorità, aperta lo scorso giugno e nell’ambito della quale si svolgono le audizioni del 9 e 10 ottobre.
In primo luogo, sembrerebbe opportuno differenziare in maniera più netta gli obblighi informativi tra regime di tutela e mercato libero, concedendo agli operatori presenti nel secondo la possibilità di farsi concorrenza tra loro anche attraverso modalità diverse di rappresentare i consumi effettuati (e/o presunti) e i pagamenti dovuti.
I clienti tutelati hanno anch’essi diritto a una semplificazione delle informazioni loro rivolte, potendo semmai consultare i dati di dettaglio via web. E’ chiaro però che in questo caso è giustificabile una certa standardizzazione.
Viceversa, per i clienti del mercato libero, non solo si dovrebbe prevedere una semplificazione della bolletta ma, appurato che la fattura non può essere uno strumento di comparazione tra offerte differenti, occorrerebbe lasciare all’iniziativa di ogni singolo venditore, una volta individuato il set minimo di informazioni da divulgare, capire dove e come collocarle e in quali modalità trasmetterle (al limite anche in formato testo per mail e/o attraverso app). Sarebbe un ulteriore tassello di quella competizione sui servizi, che sola può evitare al mercato rivolto ai consumatori domestici e alle piccole imprese di giocarsi le proprie sorti su sconti di qualche decina di euro l’anno. Di fatto svuotandolo di un reale significato.