“La prostituzione”, risponderebbe chiunque alla domanda su qual’è il mestiere più antico del mondo. Da oggi c’è un nuovo contendente al titolo: il lobbying. Il signor Turmes, deputato dei Verdi a Strasburgo, ha dichiarato pochi giorni fa che: “Lobbying is a bit like prostitution — it will always exist, and if you try to forbid it, then you would get a black market”.
La polemica nasce dalla diatriba tra la presunta invasione degli studi legali a Bruxelles che fanno attività di pressione per conto dei clienti, americani e facoltosi. La fanno cercando di evitare le maglie (per la verità non molto strette) delle regole europee. Per esempio il registro dei lobbisti, la cui iscrizione a titolo facoltativo è usata dagli studi legali per evitare qualsiasi forma di tracciabilità. “Tuteliamo la riservatezza dei clienti”, dicono. Una diatriba vecchia, tornata in auge ultimamente, grazie anche a un lungo reportage del New York Times che la settimana scorsa ha lanciato l’allarme: “Lobbying Bonanza as Firms Try to Influence the European Union” (lo trovate Qui).
La tesi del quotidiano è semplice. Le grandi industrie americane sbarcano sui mercati europei usando come testa di ponte la capitale dell’Unione. Lo fanno attraverso schiere di lobbisti, inquadrati in grandi studi legali (sempre più spesso la sede di lavoro dei lobbisti freelance), che sfruttano le regole europee più favorevoli, soprattutto in campo etico. Ovviamente – continua il NYT – gli studi legali operano come se fossero “sotto copertura”. Negano per esempio la diffusione dei dati dei propri clienti, sfruttando la natura facoltativa dell’iscrizione al registro dei lobbisti. Così attirano le critiche di altri lobbisti, come quelli di Burston-Masteller, che lamentano soprattutto lo squilibrio competitivo.
E così nel dibattito stantio sulle regole facoltative o obbligatorie e sulle gelosie tra colleghi l’unica nota veramente degna di merito è quella del deputato dei verdi. Lasciamolo così com’è, questo lobbying europeo, tanto c’è sempre stato. Lo sa bene chi frequenta Bruxelles e Strasburgo. Mestiere che vince, non si cambia.