Il gioco dell’oca della società della rete

Al termine del giro di consultazioni che il Presidente del consiglio Enrico Letta ha avuto con i diretti interessati sul passaggio del controllo della maggioranza di Telecom agli azionisti di Telefónica, il CEO dell’ex monopolista della telefonia spagnolo ha rassicurato tutti sulla continuità degli investimenti, tanto nella fibra quanto nel 4G. Preso atto della reazione positiva della borsa – certamente più interessata a questo aspetto (e all’obbligo dell’Opa a 1,1 euro), che non alla salvaguardia dei posti di lavoro… – ci domanda se tanto entusiasmo sia davvero giustificato. Che anche sotto la guida spagnola l’azienda debba continuare ad investire per cercare di essere competitiva, almeno in Italia, nelle reti di nuova generazione fissa e mobile, appare quasi lapalissiano, né per altro l’impegno ad investire di per sé offre garanzie sull’intensità.

Il fatto che non esista ancora, invece, una chiara posizione sulla questione dello scorporo e che non sia chiaro in quale forma ed in quale contesto questi investimenti potranno essere fatti sono, invece, elementi di maggiore inquietudine. Dopo il naufragio del Tavolo Romani, dopo il congelamento della proposta Metroweb (a proposito Cassa Depositi e Prestiti, azionista di F2i, che a sua volta controlla Metroweb) ha già indicato che sarebbe ben felice di destinare altrove gli investimenti, se Telecom ce la facesse con le sue forze…), anche il piano presentato da Telecom ad Agcom, contenente delle proposte per una società della rete, rischia di andare in naftalina. Questo pericoloso gioco dell’oca non favorisce certo la posizione del nostro Paese, che sconta, come è noto, forti ritardi ed alcuni handicap importanti (come l’assenza di una infrastruttura alternativa via cavo) e che non può permettersi ulteriori ritardi o passi falsi.

Perciò questo problema non può essere né accantonato né derubricato e sarebbe opportuno tornasse al centro del dibattito ed avere una parola di chiarezza da chi si sta assumendo la responsabilità di guidare un’azienda fondamentale per la nostra storia ed economia.

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