La Bundeskartellamt, Autorità Antitrust tedesca, ha pubblicato lo scorso 10 ottobre 2013 uno studio sul diritto della concorrenza focalizzato sulle problematiche delle “restrizioni verticali in internet”.
In base all’analisi del gruppo di lavoro che ha effettuato la ricerca, l’attenzione a nuove minacce alla concorrenza derivano da una profonda e rapida trasformazione che ha investito la distribuzione dei beni e dei servizi tramite internet. La rapida ascesa di internet anche nel commercio di prodotti e servizi ha infatti innescato una vasta riorganizzazione delle strutture di distribuzione con effetti rilevanti per il commercio al dettaglio.
Il numero di acquirenti tramite internet in Germania è costantemente cresciuto negli ultimi anni. Alla fine di maggio 2012, circa 57 milioni di persone in Germania hanno utilizzato almeno una volta internet nei tre mesi precedenti ed il 74% di questi (42,3 milioni di persone) ha effettuato acquisti od ordini di prodotti per uso personale negli ultimi 12 mesi. E’ previsto un ulteriore sviluppo del mercato dell’e-commerce grazie alla diffusione delle tecnologie abilitanti: si sottolinea, infatti, nel documento che la diffusione dell’internet mobile e dei servizi di confrontabilità dei prodotti e dei servizi consentiranno un ulteriore incremento del fenomeno. Per ora il totale delle spese da parte dei consumatori finali su internet (beni e servizi digitali come biglietti per viaggi aerei o concerti) ammontano a 37,3 miliardi di euro nel 2012, con un incremento di circa il 25% rispetto al 2011.
Il tema delle restrizioni verticali ha acquisito rilevanza in considerazione dei prezzi di vendita imposti dai produttori o delle restrizioni nei sistemi di distribuzione (l’Autorità ha avviato istruttorie su comportamenti di “Asics”, “Adidas”, “Amazon” ed “Ebay”). In particolare, ha formato oggetto di valutazione dello studio, dal punto di vista degli effetti sulla concorrenza, l’analisi di talune ipotesi di restrizioni alla vendita tramite internet da parte dei produttori ( ad es. il divieto ai distributori di vendere i loro prodotti usando piattaforme commerciali indipendenti come Amazon o eBay) e l’analisi delle c.d. clausole del cliente più favorito utilizzate sui portali internet (ad es. le piattaforme di prenotazione degli alberghi come “HRS” o “Booking.com” che impongono agli alberghi di offrire i propri servizi sulle piattaforme ai prezzi più vantaggiosi).
Le restrizioni verticali presentano vantaggi di efficienza individuali che possono potenzialmente creare effetti distorsivi sulla concorrenza ed, in ultima analisi, una diminuzione del benessere dei consumatori: le restrizioni verticali possono rappresentare, infatti, ostacoli all’ingresso sul mercato o tradursi in comportamenti collusivi, determinando, conseguentemente, un aumento dei prezzi all’ingrosso e al dettaglio, nonché una riduzione dell’offerta di prodotti o servizi similari ed un disincentivo alla ricerca ed all’innovazione.
L’analisi dello studio in commento, dunque, mette in evidenza come l’espansione del mercato dell’e-commerce imponga di interrogarsi già da subito sulle potenziali minacce alla concorrenza determinate dai nuovi scenari di mercato e sottolinea la necessità che le Autorità antitrust nazionali monitorino attentamente la dinamica dei mercati emergenti per offrire una pronta risposta in sede di sanzioni.