Ci sono pochi indicatori, al pari degli investimenti diretti esteri, in grado di misurare il grado di competitività di un Paese. In un mondo globalizzato anche i capitali non finanziari si dirigono verso quei posti in grado di assicurare nel medio-lungo periodo la migliore remunerazione. Si possono determinare eccezioni nel caso di mercati con una forte domanda interna, al fine di minimizzare i costi di trasporto ed eventualmente evitare possibili barriere commerciali. Ma con una catena del valore sempre più estesa globalmente, sistemi logistici sofisticati, un’area di libero scambio di livello continentale e un mercato interno in declino, per un Paese come l’Italia diventa sempre più indispensabile fare qualcosa di più che in passato per attrarre investimenti esteri.