2014: fiori di arancio tra tv e web, si apre l’era della tv 3.0

E’ opinione diffusa presso numerosi analisti che il 2014 – complice l’atteso boom delle smart tv e l’ulteriore espansione dei device mobili (tablet e smartphone) – sarà per l’Italia l’anno del matrimonio ufficiale tra web e broadcaster, dopo anni di timidi corteggiamenti e legittime diffidenze. Sotto la pressione di una platea di utenti sempre più esigenti e meno sprovveduti, i broadcaster nazionali sono finalmente usciti allo scoperto, abbondonando la fase di “elaborazione del lutto” dei propri palinsesti lineari e preconfezionati, per abbracciare in modo più convinto alle nuove forme di consumo audiovisivo non lineare e in mobilità.

Il cambio di passo verso una fase più evoluta di integrazione tra il mondo on line e quello della tv è testimoniato dal recente lancio da parte di Mediaset di Infinity, galleria streaming “stand alone”, parallela all’offerta Mediaset Play. Il servizio dispone di un catalogo di 5mila titoli (costa 9,99 euro al mese) e grazie ad una campagna di comunicazione molto aggressiva soprattutto sui portali internet, sta facendo registrare tassi di iscrizione interessanti (8 al minuto).

In questo rapido processo di riposizionamento delle offerte televisive on line non si è fatta attendere la risposta di Sky che, dopo una serie di interessanti upgrade ai servizi già attivi (vedi il tasto Restart) nei prossimi mesi lancerà River, piattaforma on demand che ricalcherà il servizio Now Tv di Bskyb già attivo nel Regno Unito includendo nell’offerta, accanto a cinema e serie tv, anche contenuti sportivi (anche per questo motivo il costo dovrebbe essere superiore ai 10 euro al mese).

Principale responsabile di questa accelerazione è l’annuncio dell’imminente sbarco in Italia di Netflix (alcune fonti parlano addirittura del prossimo mese di marzo !), la piattaforma Svod made in Usa, forte dei suoi quasi 40 milioni di abbonati (pagano 7 dollari circa al mese) e dei 50mila titoli in catalogo e già presente in Irlanda, Regno Unito, Paesi Scandinavi e Olanda.

A fronte di questo scenario in forte evoluzione, ci si interroga su quali saranno gli effetti di questa rivoluzione che alcuni osservatori hanno paragonato a quella avviata da Amazon nel mondo dell’editoria. Sicuramente l’innalzamento del livello di concorrenza porterà indubbi vantaggi ai consumatori in primo luogo a quella fascia di utenti più giovani e già “on line addicted”, attratti da servizi economicamente più convenienti concepiti per un utilizzo più flessibile e multi-device rispetto alle tradizionali offerte pay (contenuti fruibili da pc, decoder connessi, smart tv, tablet, smartphone, console).

L’ingresso in campo di Mediaset e Sky ridisegnerà nell’immediato anche un nuovo assetto del mercato nazionale delle offerte on demand attualmente presidiato da Cubovision e Chili Tv, oltre che da alcuni operatori internazionali a partire da Apple I-Tunes, in attesa di Amazon, Yahoo e soprattutto Google/YouTube che di recente ha lanciato all’estero i suoi primi canali a pagamento.

Il rischio maggiore per i broadcaster – che per la prima volta si misurano su un terreno che non ha confini nazionali o protezioni speciali – si gioca su una scommessa non più rinviabile: la necessità di conquistare nuova domanda (dirottandola verso offerte legali) presidiando in modo più robusto la rete senza perdere al tempo stesso una fetta di abbonati pay che potrebbero essere attratti dalle nuove library on line. Pur proponendo linee e contenuti editoriali differenti queste ultime in effetti risultano più immediate ed economiche da attivare, visto che non impegnano alla sottoscrizione e non obbligano all’acquisto di un device ad hoc.

Comunque vada, il dado dell’Internet tv è tratto e se guardiamo alle esperienze di altri Paesi le prospettive sono incoraggianti. Nel più maturo e dinamico mercato britannico Netflix ha raggiunto in 12 mesi 1 milione e 200mila clienti e i broadcaster – attrezzatisi per tempo – non hanno subito una eccessiva cannibalizzazione.

L’auspicio è che l’ingresso ufficiale in quella che possiamo definire la Tv 3.0 (messe in soffitta le antenne e ormai saturatosi il mercato delle parabole/decoder, siamo entrati nell’era delle tv connesse), contribuisca a rimuovere finalmente gli ostacoli che impediscono al nostro Paese di raggiungere gli stessi livelli di penetrazione della banda larga degli altri competitor europei. Adesso il fronte è sicuramente più esteso e compatto.

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