Tra i primi provvedimenti adottati nel nuovo anno dall’Antitrust europeo segnaliamo l’apertura di una indagine nel settore delle pay tv in Europa i cui esiti potrebbero cambiare le regole del gioco venendo incontro all’esigenza di consumare prodotti audiovisivi a prescindere dalla localizzazione territoriale del servizio.
Tutto ha inizio con una sentenza tanto rivoluzionaria quanto disattesa (almeno fino ad oggi) della Corte di Giustizia europea emanata nell’ottobre 2011. La causa vedeva contrapposti i detentori dei diritti della Premier League e la proprietaria di un pub inglese che utilizzava schede di tv pay greche per trasmetterne le partite. Ebbene la Corte ha dato ragione alla seconda sostenendo che la sottoscrizione di licenze che prevedono una totale protezione territoriale neutralizzano la concorrenza transnazionale tra reti televisive.
A più di due anni da quella sentenza rimasta priva di “effetti collaterali”, ecco ora l’annuncio ufficiale di una indagine promossa dal commissario responsabile Joaquin Almunia. Sotto la lente sono finiti in particolare gli accordi di licenza che regolano la cessione dei diritti tra le major americane (Twentieth Century Fox, Warner Bros, Sony Pictures, NBC Universal, Paramount Pictures) e le principali piattaforme televisive a pagamento europee, da BSkyB in Gran Bretagna a Canal Plus in Francia da Sky Italia a Sky Deutschland passando per DTS in Spagna.
Obiettivo dell’antitrust europeo è proprio quello di verificare se le intese, prevedendo clausole di esclusiva territoriale, impediscano ai broadcaster in questione di fornire i loro servizi fuori dai confini nazionali. La “blindatura geografica” dei diritti televisivi attualmente non consente alle reti tv di accettare abbonati residenti in altri Paesi o ad un cittadino già abbonato di poter continuare a vedere i programmi di quella stessa piattaforma qualora decidesse di trasferirsi in un altro Paese per ragioni professionali o semplicemente perché è in vacanza.
Il commissario Almunia ha citato come esempio l’impossibilità per un utente di Sky Deutschland di fruire dei programmi a cui si è abbonato tramite un Pc portatile mentre si trova in Italia. Tale restrizione rappresenterebbe un ostacolo al mercato unico in palese violazione delle norme a tutela della concorrenza (articolo 101 del Trattato Ue).
In un contesto tecnologico in rapida evoluzione all’interno del quale si moltiplicano i servizi di broadband tv (leggi qui) sganciati dai tradizionali sistemi di trasmissione e in cui la visione dei contenuti è sempre più mobile e multidevice, l’iniziativa dell’antitrust europeo è destinata a tracciare uno spartiacque importante sotto il profilo regolatorio inducendo studios e reti tv a rivedere i propri modelli contrattuali e i relativi modelli di business.
L’apertura dell’indagine non porterà nell’immediato ad una rimozione automatica degli ostacoli alla visione transfrontaliera ponendo fine ai relativi accordi di licensing tra emittenti e studios. Del resto lo stesso commissario Almunia ha tenuto a precisare che non è sua intenzione chiedere alle major di contrattare una licenza unica per tutti gli Stati, consapevole che una caduta delle protezioni territoriali metterebbe in crisi i meccanismi di valorizzazione e di remenurazione dei diritti.
Ma al tempo stesso si tratta di un segnale importante (finalmente) a tutela dei consumatori-utenti e del loro diritto di accedere a contenuti televisivi a pagamento ovunque si trovino in Europa.
Fa specie osservare che ciò al momento sia precluso proprio mentre è in atto una vera e propria rivoluzione dove le parole d’ordine sono la convergenza delle piattaforme e il consumo in mobilità e sempre più personalizzato.