Cure transfrontaliere. Bene il Decreto di recepimento della Direttiva UE, ma la strada da percorrere è ancora lunga

In poco meno di tre giorni il sistema sanitario nazionale ha raggiunto due traguardi, anche se non si tratta di nessun intervento legislativo, come purtroppo da un anno a questa parte. La prima tappa risale allo scorso 28 febbraio, con l’approvazione in via definitiva del Decreto legislativo di recepimento della direttiva europea 2011/24/UE sulle cure transfrontaliere. Un passaggio non più rinviabile, considerando che comunque sarà necessario almeno un altro anno affinché tutti gli adempimenti necessari all’implementazione siano portati a termine.

L’altra tappa, successo del riconfermato Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, fa tandem con la precedente, potendo rappresentare il corollario di uno dei contenuti più significativi della direttiva, ovvero l’istituzione di punti nazionali di contatto. Si tratta dell’inaugurazione, avvenuta lunedì 2 marzo, del portale web www.dovesalute.gov.it, quello che lo stesso Ministro vorrebbe divenisse il “Trip Advisor” della sanità nel nostro Paese. Un sito, in versione bilingue italiana ed inglese, dove in home page è presente una query piuttosto asciutta, con interrogazione mediante parola chiave della patologia, luogo, struttura (tutte le strutture ospedaliere e gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) e che restituisce un ventaglio di informazioni, da quelle essenziali (contatti, informazioni di base, dipartimenti e attività, facilitazioni e servizi) ad altre apparentemente “accessorie” ma con un certo peso specifico, quali commenti e valutazioni sulla qualità dell’assistenza da parte degli utenti, in una scala di gradimento che va da un minimo di 1 fino a un massimo di 5 stelle. Quest’ultima scheda potrebbe rappresentare la vetrina sulla performance dell’offerta sanitaria, essendo uno strumento (pur ancora da affinare) di customer satisfaction, che dovrà indirizzarsi a tutti i potenziali pazienti del sistema sanitario nazionale, siano essi italiani che europei.

Il comunicato ufficiale di presentazione dell’evento fa leva esattamente su questo concetto, laddove punta sulla valorizzazione del progetto come “strumento di trasparenza e di conoscenza [..] della qualità dell’assistenza erogata, che può contribuire a ridurre lo spostamento dei pazienti italiani da una Regione all’altra, ad incentivare un miglioramento delle performance delle strutture e ad attrarre pazienti ed investimenti da altri Paesi europei”. L’obiettivo centrale, affinché non risulti nel tempo un’operazione di puro marketing,  è “rendere il nostro servizio sanitario competitivo nell’Ue, anche alla luce del recepimento della Direttiva sull’assistenza transfrontaliera”.

Su questo punto – nelle intenzioni del Ministero – la palla deve ora passare alle Regioni, che devono dar seguito a quanto già intrapreso. Spetta loro mettere a disposizione tutti i dati relativi all’offerta sui territori, dalle farmacie, ai laboratori di analisi, al personale medico (MMG e PLS), che devono integrarsi con quelli già in rete. La quadratura del cerchio dovrà poi raggiungersi con l’incrocio tra questi dati e le informazioni concretamente rilevate nel Programma Nazionale di valutazione degli Esiti elaborato da Age.Na.S., che fornisce una mappa dell’appropriatezza degli ospedali pubblici e privati, accreditati e non, in tutto il Paese. La disponibilità dei dati e l’informatizzazione è dunque indispensabile – come auspicato dall’Europa –  per esercitare uguali diritti nell’accesso alle cure, anche se le questioni chiave restano tre: autorizzazioni preventive, rimborsi, tariffe.

Dalla data di pubblicazione del Decreto legislativo il nuovo Governo avrà tempo 60 giorni per emanare i regolamenti necessari a dare sostanza a quest’architettura. In base al Decreto, “il Ministro della Salute, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, previa intesa in Conferenza Stato regioni può adottare misure limitative dell’accesso alle cure in Italia ove ricorrano le condizioni richiamate dalla direttiva UE, che attengono all’insorgenza di motivi imperativi di interesse generale, quali” – tra l’altro – “la volontà di garantire un controllo dei costi ed evitare sprechi di risorse finanziarie, tecniche e umane”. Dal momento che le spese sostenute dai cittadini che sceglieranno di curarsi all’estero saranno rimborsate sulla base delle tariffe regionali vigenti, crea  ambiguità la possibilità da parte dei due Ministeri, di limitare pur in casi eccezionali, i rimborsi. Ci si augura quindi che nell’immediato futuro quest’ambiguità resti solo formale e non divenga – col permanere di una situazione finanziaria debole e instabile – una discriminante che rischia di limitare la libertà di scelta e di cura per i pazienti italiani.

Public Affairs e Comunicazione dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Scienze Politiche all’Università La Sapienza di Roma, ha lavorato come redattrice per l’agenzia Axia curando approfondimenti e articoli per i mensili Technet ed Atlante su temi di sviluppo sostenibile, responsabilità sociale d’impresa, finanza etica, terzo settore e nuove tecnologie.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.