Social tv in seconda serata: Il caso di Gazebo

Lanciato ormai nel lontano 2006, Twitter il social media leader del microblogging – 230 milioni di utenti attivi nel mondo e un valore di mercato tra i 9 e i 10 miliardi di dollari (prima della quotazione in borsa) ha raggiunto anche in Italia una discreta diffusione forte dei 4,5 milioni di utenti, fungendo sempre più spesso da second screen in affiancamento alla fruizione di programmi televisivi. A tal punto che la stessa Auditel in stretta collaborazione con Nielsen sta lavorando ad uno strumento di misurazione dell’attività e della reach delle conversazioni su Twitter relative ai programmi televisivi. In attesa del “social auditel” e di sistemi di misurazione che consentano di quantificare l’impatto dei cinguettii sull’ascolto e di analizzare la relazione tra i tweet su un programma e l’audience del programma stesso, la televisione in particolare quella pubblica ha scommesso sull’operazione opposta. Rai 3 da due stagioni, infatti, manda in onda in seconda serata un programma low budget che ruota proprio attorno alle conversazioni rilasciate su Twitter da un particolare tipo di utenti ovvero i rappresentanti della nostra classe politica. Stiamo parlando di Gazebo che grazie al suo sguardo laterale (i tweet appunto) e ironico sulle vicende della politica italiana è riuscito a raggiungere anche l’8% di share con una media di quasi 700mila spettatori, numeri che hanno indotto la rete non solo a confermare il programma anche per il 2014 ma a mandarlo in onda ben tre volte alla settimana (nella prima stagine la cadenza era settimanale).

Prendi il retrobottega di uno studio di un noto programma nazional-popolare (Affari tuoi). Buttaci dentro un improbabile tassista romano reinventato sondaggista (Mirko Matteucci), un abile e finemente ironico disegnatore e genio dell’animazione (Marco Dambrosio), un giornalista, adorabile tuttologo e vero archivio di stato di storia e politica italiana (Marco Damilano) e uno dei pochi comici, ma soprattutto imitatori capaci, rimasti (Max Paiella). Prendi due musicisti di vero talento, che una volta tanto non fanno promozione delle loro cose ma suonano per il gusto e la voglia di farlo (Roberto Angelini e Giovanni Di Cosimo). Prendi un maxi-schermo, e proiettaci la schermata del giorno di Twitter. Il tutto affidato alla sapiente e veterana regia di Igor Skofic. L’ha fatto il blogger – anche se oramai potremmo azzardare l’etichetta ‘conduttore di successo’- Diego “Zoro” Bianchi, la cui forza è la semplicità. Di linguaggio, di mezzi, di espressioni. Le sue inchieste politico-satiriche regalano allo spettatore un punto di vista privilegiato, quello della vox populi. Il messaggio, che poi sia sempre quello di una sinistra in perenne crisi d’identità e di una destra in perenne crisi, arriva però diretto come un proiettile: Bianchi parte la mattina presto dalla sua amata San Giovanni, e con l’inseparabile telecamerina domestica arriva nelle stanze vellutate di Palazzo Chigi, ma il tragitto lo fa però in mezzo alla gente. Ed è questo che arriva. Non siamo di fronte al classico conduttore incravattato che ci propina la politica che egli stesso ha appreso dal salotto di casa sua. Siamo sì davanti a quello che gli americani chiamano “giornalismo gonzo”, ovvero fare inchieste intrattenendo, ma è un intrattenimento intelligente, che ci fa ridere, troppo spesso arrabbiare e qualche volta persino riflettere. Finita la mini inchiesta politica, arriva quella che Bianchi ha battezzato come la “Social top ten”: l’istituzionale locuzione altro non svela che i dieci tweet più curiosi del giorno, quasi sempre dei politici più in voga del momento, con le risposte più irriverenti della gente comune. Il nutrito seguito di pubblico indica che c’è voglia di raccontare le cose con uno sguardo un po’ diverso rispetto alle vicende tradizionali della politica. Uno sguardo che impone di lavorare in modo atipico cercando – come affermano gli stessi autori – di aggiustare la scaletta giorno per giorno per rimanere sempre sul pezzo. Niente è programmato e questo è uno degli ingredienti fondamentali del programma. La fortunata ed innovativa trasmissione low budget di Rai3 rappresenta un unicum nel panorama italiano, consentendo di interagire attraverso i Social Network – ad esempio pubblicando commenti, opinioni o voti – con i prodotti fruibili attraverso la Televisione come trasmissioni d’intrattenimento, talkshow, film o telefilm. Gazebo, che ha appena raggiunto quasi 50mila “mi piace” e i 21.045 “ne parlano” su Facebook, fa del contatto diretto, immediato e senza filtri col pubblico il suo maggior punto di forza. Persino una roccaforte sicura di stroncature come Aldo Grasso, ha fatto fuoriuscire trame di elogi dalla sua penna, definendo la trasmissione come una ‘boccata d’ossigeno’: “Diego Bianchi è prima di tutto un balsamo per la sua rete. Per questo Gazebo è stato spalmato su tre serate. Il difetto principale di Rai3 è di essere un canale che si prende troppo sul serio, specie nell’informazione. […] Per questo i servizi di Zoro sono il quarto d’ora di ricreazione, la monelleria dietro la lavagna” (da www.blitzquotidiano.it/aldograsso).

(In collaborazione con Francesca AMODIO)

 

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