Risparmi (e risorse) in Sanità, nell’attesa di capire il “quantum” il dilemma tagli-efficienza rimane

Sull’eterno dilemma dei tagli in sanità i nodi non sembrano ancora sciolti e si attende un primo definitivo chiarimento dalle proposte formalizzate nel nuovo Patto della Salute, che daranno la misura della razionalizzazione della spesa, quantificando i risparmi previsti da Governo e Regioni sulle principali voci. Sono già noti i settori su cui gli amministratori intendono agire per la razionalizzazione della spesa per gli acquisti nel Ssn: farmaceutica, dispositivi medici, materiali protesica, assistenza integrativa e protesica, manutenzione di immobili,impianti e servizi non sanitari e tecnologia sanitaria, il tutto mirato a rafforzare la governance del sistema di acquisti, supervisionata dal Commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica, Carlo Cottarelli. In questa direzione, il coordinatore degli Assessori Regionali alla sanità, Luca Coletto, ha espresso lo stesso auspicio del Ministro Lorenzin affinché i risparmi derivanti da queste misure liberino risorse per il finanziamento delle priorità da tempo delineate : innovazione terapeutica, riassetto delle cure territoriali e assistenza alle cronicità. Sarà così?

Nel frattempo l’esame incrociato dei dati di Ragioneria Generale dello Stato, ISTAT e Corte dei Conti rivelano un rapporto immutato tra spesa sanitaria e Pil,sempre assestato come nel 2011 al 7%. Il disavanzo nazionale è diminuito in valore assoluto di 543 milioni di euro (-20% rispetto al 2011) con il contributo maggiore delle Regioni in Piano di Rientro. Tutte le Regioni sono generalmente sotto la lente d’ ingrandimento per la responsabilità di cui sono investite in materia di bilancio e governo della spesa, anche in virtù del Decreto Legge 95/2012, e in particolare quelle in Piano di Rientro, monitorate dall’ Ufficio Sistema di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria (Siveas) della Direzione generale della Programmazione sanitaria del ministero della Salute.

I numeri testimoniano comunque più passi in avanti che criticità: le leggi sulla spending review inaugurate nel 2011 (indicatori dell’attività ospedaliera, procedure di acquisto di beni e servizi, assistenza farmaceutica ospedaliera e territoriale, spesa per il personale) e avviate nel 2012 hanno fatto emergere non poche contraddizioni delle politiche di revisione. Ad esempio, in relazione alle performance del gruppo di Regioni in Pianodi Rientro la Corte dei Conti ha evidenziato il permanere di numerose falle che riguardano essenzialmente il riordino della rete ospedaliera e territoriale, l’organizzazione delle reti assistenziali, la gestione del personale, il rapporto con gli erogatori privati e i tempi di pagamento. Da un’altra prospettiva, il Rapporto 2013 Issirfa-CNR sulla legislazione tra Stato, Regioni e Unione Europea, da poco pubblicato, dedica un capitolo (il VII) alla normativa sanitaria regionale, concludendo l’analisi con una riflessione sul“solito” quesito dei tagli alla spesa sanitaria: “aumento dell’efficienza o limitazione delle prestazioni?”. Osservano i curatori del Rapporto che “[….] i progressi compiuti negli ultimi anni nel monitoraggio dei LEA impongono alle Regioni un’attenzione continua non solo dal lato delle uscite finanziarie, ma anche da quello della produzione e fornitura di servizi.”

E ‘ recente – infine – l’intervento della Divisone Salute dell’OCSE, che ha espresso la propria valutazione a seguito di una richiesta di chiarimenti sulle recenti proposte di spending review avanzata dalla Commissione Igiene e Sanità del Senato. Desta perplessità il benchmark per la spesa sanitaria pubblica (5,25% del Pil)proposto dal Commissario Carlo Cottarelli, considerato “non compatibile con il modello di Servizio Sanitario Nazionale esistente nel nostro Paese”. L’OCSE poi ribadisce che sia la spesa sanitaria pro-capite, sia il livello delle prestazioni sanitarie, specie quelle extra-ospedaliere, sono inferiori rispetto agli altri Paesi Europei considerati. Più in generale, i livelli di prestazioni deficitari rispetto ai partner europei sono assistenza territoriale, Long Term Care, prevenzione e assistenza farmaceutica territoriale e non è un caso che alcuni di questi – come il riordino dell’assistenza ospedaliera – siano quelli con maggiori carenze. Nell’immediato futuro si attendono la formulazione definitiva del Patto della Salute e dei nuovi LEA da un lato, e dall’altro una probabile redistribuzione – sebbene ancora fumosa nel testo del Ddl – della potestà legislativa in materia di salute tra centro e periferia. E’ poi imminente il Documento di Economia e Finanza 2014. In tutti questi passaggi è d’obbligo tentare di risolvere le contraddizioni che gettano ombre sul futuro del nostro Ssn.

Public Affairs e Comunicazione dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Scienze Politiche all’Università La Sapienza di Roma, ha lavorato come redattrice per l’agenzia Axia curando approfondimenti e articoli per i mensili Technet ed Atlante su temi di sviluppo sostenibile, responsabilità sociale d’impresa, finanza etica, terzo settore e nuove tecnologie.

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