È scaduto ieri il termine per la presentazione della domanda di partecipazione all’asta – ex beauty contest – indetta dal Ministero dello Sviluppo Economico nel mese di febbraio per l’assegnazione delle frequenze televisive in digitale terrestre. La base d’asta per l’acquisizione del diritto d’uso ventennale (non trasferibile, tuttavia, per i primi tre anni) era stata fissata in 90,75 milioni per i tre multiplex in gara (30 milioni circa ciascuno) la cui copertura, secondo le valutazioni effettuate da AGCom, varia dall’89,5% del lotto L1, al 91,1% del lotto L2 e, infine, al 96,6% del lotto L3. Quanto ai soggetti ammessi a partecipare, era consentito di concorrere per tutti e tre i lotti (L1, L2, L3) soltanto ai nuovi entranti e ai piccoli operatori (che detengono un solo multiplex), di concorrere per due lotti tra L1 e L3 agli operatori integrati, attivi su altre piattaforme con una quota di mercato superiore al 50% della tv a pagamento (Sky), mentre era vietata la partecipazione alla gara agli operatori con tre o più multiplex e, dunque, Mediaset, Rai e TI Media.
Alla vigilia della scadenza del termine per la presentazione delle domande sarebbe stata ipotizzabile la partecipazione di Discovery, di Cairo Communication oltre che di altri piccoli e medi broadcaster, comprese banche d’affari o investitori finanziari attratti dalla possibilità, a fronte di un investimento tutto sommato contenuto, di realizzare straordinarie monetizzazioni degli investimenti al momento della liberazione delle frequenze per la banda mobile e, dunque, della restituzione dei mux allo Stato.
Ebbene, ogni previsione circa la partecipazione di un’ampia platea di soggetti è stata smentita dai fatti. Soltanto Cairo Communication ha, infatti, presentato domanda per partecipare all’assegnazione delle frequenze televisive in digitale terrestre confermando, in parte, le previsioni di quanti nei mesi scorsi avevano presagito un’asta deserta.
Non si può quindi più parlare di un’asta perché non ci sarà nessun altro operatore e nessuna competizione per accaparrarsi i diritti d’uso delle frequenze. Sarà solo Cairo Communication a formulare un’offerta economica – presumibilmente molto bassa – con il vincolo della copertura del 51% della popolazione italiana entro cinque anni ed il Ministero a valutarla.
Ancora non è noto il numero di lotti cui Cairo Communication aspira, ma è chiaro che qualora Cairo avesse presentato domanda per tutti e tre i multiplex, nascerebbe un nuovo polo televisivo in grado di garantire un maggior pluralismo sul mercato televisivo. Ne discende, dunque, che la partecipazione di Cairo alla procedura di assegnazione dei diritti d’uso sulle frequenze tv, oltre a costituire per quest’ultimo una straordinaria opportunità per diventare un competitor sulla capacità trasmissiva, porta con sé la possibilità per l’Italia di uscire dalla procedura di infrazione aperta dalla Commissione Ue nel 2005 a seguito dell’entrata in vigore della Legge Gasparri di riforma del settore audiovisivo.
Non resta, pertanto, che aspettare. Aspettare non solo la formulazione dell’offerta economica da parte di Cairo e le valutazioni della Commissione a valle della chiusura della procedura di assegnazione delle frequenze, ma soprattutto l’intervento del Governo che attui una riforma organica del settore audiovisivo che consenta finalmente il superamento della legge Gasparri, incentrata su un contesto competitivo profondamente diverso e su un ruolo della tv analogica e digitale ormai superato e che valorizzi le innovazioni tecnologiche realizzate negli ultimi anni.