L’attenzione al tema dell’e-health è sempre più elevata, in virtù dell’importanza strategica che gli si attribuisce per la modernizzazione del sistema e delle soluzioni che offre per coniugare qualità ed efficienza dei servizi sanitari e socio-sanitari. Questo è particolarmente evidente a decisori politici e operatori sanitari, nell’ottica del potenziamento dei meccanismi di accesso alle cure prospettato dalla Direttiva Ue sull’assistenza sanitaria transfrontaliera, di cui l’e-health costituisce un tassello essenziale. Gli addetti ai lavori sono tornati a discuterne in occasione della presentazione – avvenuta lo scorso 8 maggio – del VII Rapporto curato dal’Osservatorio ITC della School of Management del Politecnico di Milano. Nonostante a novembre 2013 il Rapporto Assinform sull’ITC nella Pubblica Amministrazione avesse dato conto di una positiva controtendenza della sanità rispetto agli altri segmenti della PA, i dati diffusi dal Politecnico confermano che nello scorso anno, proprio per la Sanità, la quota di spesa assegnata per la digitalizzazione non è aumentata ma al contrario, ha subito una contrazione.
Nel 2013 l’ammontare devoluto a questo capitolo si è ridotto del 5% rispetto l’anno precedente e le risorse destinate all’informatizzazione dei servizi e dei processi costituiscono solo l’1.1% della spesa sanitaria pubblica complessiva. La ricerca evidenzia che l’impegno finanziario minore è quello delle strutture sanitarie (-11% di spesa in un anno) e – di più – che tra gli ambiti che meno pesano nell’importo complessivo pari a circa 800 milioni di euro si trovano le soluzioni per l’assistenza domiciliare e la medicina territoriale, per le quali il 36% delle aziende hanno speso solo 10 milioni di euro. Ciò, unitamente agli altri dati diffusi dall’Osservatorio, conferma che l’ago della bilancia nell’allocazione delle risorse pende ancora un po’ troppo dalla parte dell’assistenza ospedaliera nonostante i Piani Sanitari Nazionali che si succedono da anni attribuiscano importanza prioritaria al decongestionamento delle strutture ospedaliere e – a monte – alla valorizzazione dei sistemi di prevenzione e di raccordo ospedale territorio.
Anche in questo ambito il panorama è molto differenziato su base regionale e quel che manca, per una modernizzazione non solo digitale della primary health care che sappia guardare all’Europa, è come spesso accade una visione di sistema. In questa cornice, va accolta positivamente una recente iniziativa per la messa in rete delle informazioni sanitarie. Si tratta nello specifico della Fondazione Nusa (Nuvola per la Sanità), progetto presentato il 6 maggio dalla Fimmg (Federazione Italiana medici di medicina generale) e Federsanità ANCI, con l’obiettivo di condividere i dati relativi alle patologie croniche e alle situazioni di non autosufficienza. Si tratta di uno strumento che può costruire un ponte digitale tra i medici di base e le aziende, quindi distretti sanitari e ospedali e creare una rete nazionale in cui, nel rispetto delle norme di privacy, siano condivisi modelli di cooperazione standardizzati anche nei settori collaterali dell’assistenza, quali formazione, istruzione e ricerca scientifica. Si punta quindi in modo diretto e concreto sulla cooperazione e integrazione tra territorio e ospedale e a farlo sono le realtà più vicine a istanze e bisogni sociosanitari della popolazione più fragile. Se l’attività della Fondazione darà i frutti sperati sia pazienti che istituzioni non potranno che beneficiarne e davvero questi saranno soldi ben spesi non solo per la digitalizzazione della Sanità ma per un Ssn capace di guardare con meno timore alle sfide che l’Unione Europea ci ha lanciato.