Fisco e cultura (finalmente) parlano la stessa lingua

Il 22 maggio scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo. Salutato con grande favore dagli addetti ai lavori il decreto prevede un pacchetto di misure volte a rilanciare in modo più convincente rispetto agli anni passati vari ambiti sotto la competenza del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo.
Il provvedimento contiene importanti misure per favorire il mecenatismo culturale (ArtBonus), una serie di semplificazioni delle procedure per il Grande Progetto Pompei ed interventi per tutelare e valorizzare il complesso della Reggia di Caserta. E’ stato inoltre incrementato il Fondo di rotazione per il risanamento delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche alle quali viene richiesta una disciplina organizzativa più rigida soprattutto nella gestione del personale.

L’introduzione dell’”Artbonus” rimuove finalmente qualsiasi alibi a quegli imprenditori privati, enti no profit o singole persone fisiche intenzionate ad investire in interventi di valorizzazione del nostro patrimonio culturale e che sinora  lamentavano (a ragione) difficoltà burocratiche e l’assenza di un effettivo beneficio incentivante simile a quelli introdotti da tempo in altri Paesi soprattutto di matrice anglosassone. Chi fa donazioni per interventi di manutenzione, protezione e restauro di beni culturali pubblici, per il sostegno degli istituti e dei luoghi della cultura pubblici o per la realizzazione di nuove strutture o il restauro e il potenziamento delle fondazioni lirico-sinfoniche e dei teatri pubblici beneficerà di un robusto credito di imposta pari al 65% per il primo biennio 2014-2015, aliquota che scende al 50% dal 2016. Le cosiddette “erogazioni liberali”, dopo anni di raccolta quasi insignificante dovrebbero così spiccare il volo generando importanti ricadute sulla valorizzazione dei nostri beni culturali.

Ma il decreto – che ci auguriamo entri in vigore in tempi rapidi e senza ripensamenti o stravolgimenti – prevede anche altri interventi mirati, dalla parziale liberalizzazione del regime di autorizzazione della riproduzione e della divulgazione delle immagini di beni culturali per finalità senza scopi di lucro alla semplificazioni per l’avvio di strutture turistiche per favorire la nascita di nuove iniziative turistiche. A proposito di turismo il Ministero ha deciso di intervenire per rendere più efficace la governance (la trasformazione de l’Enit da ente pubblico a ente pubblico economico e al liquidazione della società Promuovi Italia S.p.A vanno proprio in questa direzione) ma soprattutto per stimolare e sostenere la competitività del comparto introducendo un credito d’imposta per la digitalizzazione e ammodernamento degli esercizi ricettivi (30% per la ristrutturazione edilizia e l’ammodernamento delle strutture ricettive sul piano degli strumenti di comunicazione e per le spese sostenute negli anni 2014- 2018.

Significative ricadute anche in termini occupazionali, potrebbero giungere dalla misura che prevede il raddoppio dello stanziamento per le agevolazioni fiscali al cinema e agli audiovisivi. Allo scopo di attrarre investimenti esteri in Italia nel settore della produzione cinematografica, il limite massimo del credito d’imposta per le imprese di produzione esecutiva e per le industrie tecniche che realizzano in Italia, utilizzando mano d’opera italiana, film o parti di film stranieri è stato innalzato da 5 a 10 milioni di euro per ogni impresa. Il tetto di 5 milioni era infatti considerato dagli operatori del settore troppo basso e poco competitivo, impedendo di fatto alle grandi produzioni di venire a girare nel nostro Paese preferendo dirigersi verso altri mercati più accoglienti (Canada, UK, Ungheria) dove non sono previste soglie. Con questo provvedimento che non comporta alcun aggravio sulle casse dello Stato dovrebbe innescarsi un circolo virtuoso grazie all’apporto di capitali altrimenti non disponibili e dirottati a favore della concorrenza, ad un incremento dei volumi occupazionali per tutta la filiera a partire da maestranze e industrie tecniche, con ampie ricadute sui territori in modo assolutamente trasversale (fornitori di tutti i tipi) e allo sviluppo di relazioni commerciali e di partenariato che possono favorire progetti futuri di co-produzione, creando le condizioni per l’ingresso degli operatori italiani nel mercato internazionale. Questa misura dovrebbe rilanciare in particolare il polo di Cinecittà Studios che da alcuni anni sta attraversando una fase critica di ristrutturazione dovuta ad una perdita progressiva di competitività e alla contrazione delle lavorazioni provenienti dall’estero.

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