Centrali in naftalina

Mothballing (letteralmente mettere in naftalina). Se fino a poco tempo fa il termine era sconosciuto ai più, oggi navigando in internet è facile trovarne una definizione, segno dei tempi che cambiano e della crisi che colpisce in maniera strutturale anche il settore elettrico.

Il mothballing consiste nel mettere temporaneamente fuori servizio attrezzature e impianti salvaguardandone l’integrità, per poterli riavviare rapidamente in caso di necessità, permettendo all’impresa di risparmiare i costi operativi.

Negli ultimi due anni in Europa si è impennato il numero di imprese che ha optato per tale soluzione per l’effetto combinato della diminuzione della domanda elettrica, della variabilità dei prezzi dei carburanti e la caduta dei prezzi della CO2.

Secondo uno studio dell’Università di Oxford (Stranded generation assets: implications for European capacity mechanisms, energy markets and climate policy) 110 GW di capacità installata nell’Unione (circa il 60% della capacità alimentata a gas) potrebbero chiudere da qui al 2017. Nel solo periodo 2012 – 13 le principali utility europee hanno attuato, annunciato o pianificato la messa in conserva e/o la chiusura di impianti per oltre 20 GW di cicli combinati, a causa di spark spread bassi o negativi. La fotografia del nostro Paese nel 2014 conferma questa tendenza mostrando una forte riduzione degli impianti disponili (la maggior parte dei quali CCGT) per dismissione totale o mothballing. Lo stesso incumbent ha annunciato di procedere alla “messa in conservazione” e successivamente alla dismessa graduale, di 8 GW di potenza installata tra Italia e Spagna entro il 2016 (4,9 GW entro il 2014).

Strettamente connessa alla possibilità di mettere in stand-by i propri impianti è la necessità di garantire la sicurezza e l’adeguatezza del sistema di generazione. Le Istituzioni si trovano nella difficile situazione di dover riconoscere la libertà di iniziativa economica ai singoli operatori e, contemporaneamente, tutelare la solidità del sistema.

In tale ottica, di garanzia della copertura della domanda nazionale, rientrano i tanto discussi meccanismi di remunerazione della capacità che riconoscono un corrispettivo ai produttori a fronte della disponibilità di capacità produttiva elettrica nel lungo periodo.

Lo stesso Regno Unito – punto di riferimento in tema di concorrenza e libero mercato – ha optato per un meccanismo di approvvigionamento della capacità in anticipo, tramite aste. Dopo aver sottoposto lo schema alla Commissione europea, per non rischiare di incorrere in una violazione delle regole sugli aiuti di Stato, il Governo britannico ha ottenuto il via libera lo scorso luglio.  Le prime aste sono previste per dicembre 2014, con consegna nel 2018/2019.

Per quanto riguarda l’Italia il 30 giugno è arrivato il consenso del Ministero della sviluppo economico alla disciplina di regolamentazione del mercato dal 2018, proposta da Terna e precedentemente approvata dall’Autorità.

Sul tema si segnala il seminario tecnico organizzato dal Regolatore il prossimo 15 settembre.

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