Il sistema delle “windows”, uno dei principali meccanismi di mercato che per anni ha regolato lo sfruttamento delle opere cinematografiche attraverso i differenti canali di diffusione è entrato definitivamente in crisi. Le repentine trasformazioni delle modalità di accesso e consumo dei contenuti e la progressiva diffusione di servizi on demand hanno impresso una accelerazione tale da imporre un ripensamento complessivo dei modelli di business a partire dagli accordi commerciali tra i vari operatori del settore in materia di cronologia dei media. A scontrarsi in particolare sono da un lato le catene delle sale cinematografiche (ma anche le pay tv) e dall’altro gli operatori che forniscono film e serie on line tramite abbonamento o in base a singoli atti di acquisto o noleggio. Ogni giorno escono notizie che confermano la rivoluzione in atto.
Una settimana fa il gigante dello streaming svod Netflix – di recente sbarcato anche in Francia e in Germania – ha reso noto che dal 28 agosto 2015 distribuirà sul proprio canale on demand – in contemporanea con un numero selezionato di sale Imax – il sequel de La Tigre e il Dragone, coprodotto dalla stessa compagnia guidata da Reed Hastings insieme alla storica società di produzione dei fratelli Weinstein. Le reazioni delle potenti catene dell’esercizio americano a questo storico annuncio che forza in modo dirompente la tradizionale “premiere cinematografica” non si sono fatte attendere. I maggiori circuiti cinematografici del paese da Cinemark, alla Regal hanno subito annunciato che si rifiuteranno di ospitare nelle loro sale Imax qualunque uscita in “day and date”. Anche AMC Entertainment, di proprietà del gruppo cinese Wanda, si è schierata contro la proiezione del film per ostacolare in tutti i modi questa operazione che rischia di mettere in grosse difficoltà il box office ma anche la redditività dei network televisivi pay. Netflix sembra non curarsene, convinta della bontà di questo azzardo che per la prima volta viola il tabù delle finestre. Se da un lato il rischio maggiore potrebbe essere per la produzione cinematografica un minor volume di incassi in sala (il primo film aveva incassato oltre 200 milioni di dollari), dall’altro va tenuto in considerazione l’effetto promozionale passa-parola costituito da 50 milioni di abbonati di cui 35 presenti sul suolo nordamericano. Significative da questo punto di vista le parole di Sarandos Chief Content Officer di Netflix: “noi per spostare significativamente le window dove i consumatori chiedono di vedere un film dobbiamo entrare nella produzione di contenuti. Facendolo passiamo dalle parole ai fatti per conto del consumatore”. Le sale dal canto loro rispondono con una strenua e dal loro punto di vista comprensibile difesa ad oltranza della canonica window di 90 giorni tra l’uscita in sala e gli sfruttamenti successivi.
Vale la pena ricordare – mettendo da parte Netflix – che in terra americana da diversi anni è in atto una agguerrita battaglia che vede contrapposti gli studios cinematografici e il mondo dell’esercizio nel tentativo da parte dei primi di ridurre la finestra sala. Nel 2012 gli studios lanciarono la formula dell’Home Premiere ovvero la possibilità di distribuzione vod due mesi dopo l’uscita in sala ma ad un costo decisamente elevato all’epoca quantificato in 30 dollari.
E’ invece notizia di ieri – passando alle faccende nazionali – la decisione dell’ANEC Lazio (Associazione Esercenti Cinema) di opporsi all’anteprima web di Mymovies.it (Gruppo Espresso) del film sloveno Class enemy per il quale si erano già prenotati oltre 300 utenti. Di fronte alla minaccia di bloccare l’uscita in sala da parte degli esercenti cinema prevista per il 9 ottobre, il film non sarà più disponibile on line. La logica delle anteprime – secondo le strategie di marketing di Mymovies va nella direzione di promuovere il cinema di qualità, di formare e mantenere un “pubblico d’essai” utilizzando queste occasioni – riservate a un ristrettissimo pubblico online – per costruire attorno al film una comunicazione tale da portare in sala un pubblico sempre più ampio.
La reazione di Mymovies – servizio attivo da 15 anni al servizio della promozione del cinema in Italia e da 4 anni attivo con la piattaforma streaming Mymovieslive ! – è stata particolarmente dura. I responsabili della piattaforma in un comunicato ufficiale hanno dichiarato: “Non distinguere più gli amici dai nemici è un chiaro indice di confusione e smarrimento, ma quando si dichiara guerra ai propri alleati, vuol dire che con grande probabilità ci si sta avviando verso la sconfitta”. Stando a quanto si legge da varie fonti la decisione ANEC potrebbe riguardare anche altri film che decideranno di utilizzare la piattaforma Mymovieslive ! come modello di promozione.
Il tema delle windows e più in generale dell’analsi di nuovi modelli di business alla luce del nuovo habitat digitale è entrato anche nell’agenda della Presidenza italiana del Semestre europeo e sarà oggetto di discussione durante la Conferenza internazionale di Roma prevista il prossimo 23 e 24 ottobre nel quadro dell’edizione 2014 del Festival del Cinema.
Scopo della Conferenza è quello di aprire il dibattito sui temi di maggiore rilevanza e attualità che caratterizzano il settore audiovisivo a livello europeo e internazionale, con l’obiettivo finale di condividere e confrontare le posizioni degli Stati Membri su queste materie, in un’ottica di revisione e aggiornamento della quadro regolatorio comunitario. I risultati del confronto, redatti in un apposito documento, saranno sottoposti all’attenzione del Consiglio formale EYCS “Istruzione, gioventù, cultura e sport” (Consiglio dei Ministri della Cultura dei Paesi Membri), previsto per il 25 novembre 2014 a Bruxelles.