Si inverte la tendenza: K Street torna a fatturare in positivo

A due mesi dalla fine dell’anno lo si può dire: la recessione a K Street sembra terminata. Il terzo trimestre del 2014 segna una spesa complessiva per attività di lobbying di 771,9 milioni di euro – appena poco sotto la cifra spesa nel 2013. é dunque legittimo presumere che l’ultimo trimestre 2014, sommato ai precedenti, riporterà il trend di spesa per attività di pressione in crescita.

Tra i dati a disposizione, spicca quello per il lobbying “nazionale”. In sostanza, nel corso dell’anno le aziende hanno speso 2,41 miliardi di dollari per fare lobbying a livello federale (siamo allo stesso livello del 2013, che si fermo a 2,40 miliardi). Chi ha speso di meno nel 2014? I più parsimoniosi (finora) sono il settore agro-alimentare (-7mld di dollari rispetto all’anno precedente); i liberal-democratici (con 1/3 di spesa rispetto all’anno precedente) e alcune associazioni a difesa dell’uso delle armi, anche in questo caso sensibilmente lontane dagli importi investiti nel 2013. Sul versante opposto, quello degli “spendaccioni”, ci sono i soliti noti. Il dato (per il momento) premia la Camera di Comercio (+44 milioni di dollari); l’intera Silicon Valley (che ha da poco superato l’importo di spesa dello scorso anno) e i giganti del Tech (Facebook e Google per primi).

A fronte dell’aumento della spesa – e dell’inversione di un trend negativo che andava avanti dal 2013 – si conferma invece la diminuzione del numero di lobbisti registrati. Al momento ne sono 11509, un numero sensibilmente inferiore al 2008.

I due dati, combinati assieme, possono avere molte interpretazioni. La più superficiale è che la torta da spartire è più grande, perché sono meno quelli che ne mangiano una fetta. Altrettanto approssimativa la spiegazione secondo cui le aziende selezionerebbero di più i propri rappresentanti, preferendo affidare budget (mediamente) più alti a un numero ristretto di professionisti. In realtà, è più plausibile la spiegazione secondo cui molti continuano a fare il lavoro di lobbisti, ma fuori dal radar del registro. La legge lo consente: purché si resti sotto il limite del 20% delle ore fatturate per un cliente nell’arco di tre mesi. é sufficiente farsi assistere da un collega per non doversi registrare.

Direttore Area Istituzioni dell'Istituto per la Competitività (I-Com). E’ Professore in “Media, Activism & Democracy” presso la New York University – Florence, e Professore in “Global Advocacy” presso la Vrije Universiteit di Brussels.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.