L’Italia nel tunnel del contante?!

È noto l’amore degli italiani per il contante. Un amore frutto della diffidenza sì, ma forse anche del tradizionale fascino esercitato dalla materialità della banconota. Aggiungiamo a questi fattori la ridotta cultura digitale e la scarsa alfabetizzazione informatica che tradizionalmente ci caratterizza ed il risultato è inesorabile: l’Italia si colloca alle ultime posizioni in Europa nell’utilizzo degli strumenti alternativi al contante.

Questo il quadro che emerge dall’audizione del vice direttore generale dell’ABI alle commissioni riunite Finanze e Attività produttive di Camera e Senato il quale ha evidenziato come nel 2009, 90 transazioni su 100 in Italia avvenivano in contanti a fronte di una media europea di 70. Nel 2012 i pagamenti in contanti sono scesi ad 87 su 100, ancora lontanissimi dalla media Ue nel frattempo scesa a 60 su 100. Nonostante tale performance negativa, non mancano fortunatamente segnali positivi; nel 2013, infatti, le operazioni di pagamento elettroniche tramite bonifici automatizzati, carte POS, addebiti preautorizzati, hanno registrato un incremento del 9%. Risultati particolarmente incoraggianti riguardano, poi, i pagamenti via internet, cresciuti del 30% e, l’internet banking di cui si avvale, ormai, il 70% dei clienti con conto corrente. Per quanto concerne, invece, i trend del 2014, i dati forniti registrano già 16 milioni gli acquirenti online per un valore pari a  14,6 miliardi di euro. Le vendite da siti italiani, in particolare, hanno prodotto un volume di transazioni di 13,3 miliardi di euro (di cui 2,6 miliardi sono acquisti fatti dall’estero su siti italiani). Anche l’e-Commerce ed i pagamenti con telefonia mobile mostrano un potenziale di crescita importante ove si consideri che per il quadriennio 2011-2015  i dati riferiti mostrano un aumento medio annuo del 15,9% delle transazioni e-commerce e di oltre il 60% delle transazioni effettuate per mezzo del canale mobile. Quest’ultimo, in particolare, mostra una spiccata dinamicità conseguenza della straordinaria diffusione di smartphone e tablet che hanno ormai rivoluzionato i tradizionali canali di ricerca e scambio di informazioni, di vendita di beni e servizi, di interazione tra gli individui e tra aziende e consumatori dimostrando l’importanza del mobile per il rilancio del settore.

Per colmare il gap che ci separa dal resto d’Europa i segnali positivi appena richiamati potrebbero tuttavia risultare insufficienti ed il processo di crescita troppo lento a confronto con l’estrema velocità delle trasformazioni economico-sociali in atto nel resto d’Europa e del mondo. È chiaro, dunque, che anche in relazione ai pagamenti elettronici serve una decisa inversione di tendenza. È indispensabile, innanzitutto,  l’adozione di una serie di interventi che favoriscano la crescita della cultura digitale e del livello di alfabetizzazione informatica ancora estremamente immature nel nostro Paese. Al contempo è necessario che vengano messi adeguatamente in luce i vantaggi connessi ai pagamenti elettronici – si pensi, ad esempio, ai benefici in termini di sicurezza e controllo della spesa – e vengano, magari, apprestate anche adeguate forme di incentivazione sia per le imprese che per i consumatori. Chissà che così non si riesca a valorizzare anche nel nostro Paese il sistema dei pagamenti elettronici.

Vicepresidente dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Giurisprudenza presso l’Università di Tor Vergata nel 2006 ha partecipato, nel 2009, al master di II Livello in “Antitrust e Regolazione dei Mercati” presso la facoltà di Economia della medesima università conseguendo il relativo titolo nel 2010, anno in cui ha conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione forense.

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