Lo sviluppo professionale e l’apprendimento permanente per i professionisti della salute nella Unione Europea è oggetto di un crescente interesse politico per il contributo che offre sia in termini di miglioramento degli outocome sanitari che di rafforzamento della fiducia dei cittadini nei confronti degli operatori della salute. Questo a patto che la formazione e l’apprendimento professionale siano di qualità elevata. Proprio per fare il punto sullo stato del Continuous Professional Development (CDP) e il Lifelong Learning (LLL) la Commissione Europea ha finanziato tramite il Terzo Programma della UE per la Salute uno studio annuale per la mappatura di CDP e LLL per cinque professioni cruciali della sanità (medici, infermieri, dentisti, ostetrici e farmacisti) nei 31 Paesi della UE, dello Spazio Economico Europeo (EEA) e dell’Associazione Europea di Libero Scambio (EFTA). Lo studio è stato avviato nell’ottobre 2013 con un duplice obiettivo: fornire un approccio comparato il più accurato possibile dei modelli e delle pratiche di apprendimento permanente per i professionisti sanitari, decrivendone anche struttura e modelli di finanziamento; facilitare la discussione tra organizzazioni rappresentative delle professioni da un lato e policy makers e autorità regolatorie, dall’altro, per condividere informazioni e best pratices, favorendo la cooperazione tra i partner europei per il bene dei pazienti.
Il ruolo dello sviluppo professionale permanente è definito come “il sistematico mantenimento e miglioramento nonché acquisizione continuativa e progressiva di conoscenze, capacità e competenze […] cruciale per centrare i bisogni dei pazienti, le esigenze di apprendimento degli operatori e di erogazione dei servizi sanitari”. Il tutto inteso in un contesto multidisciplinare di assistenza. L’apprendimento, infatti, non deve essere letto esclusivamente in termini di competenze scientifiche ma come “dovere morale per tutti i professionisti della salute, in modo che essi assicurino una pratica aggiornata e in grado di migliorare la vita dei pazienti e gli esiti di cura”. L’auspicio che il paziente sia comunque al centro dell’arricchimento professionale di clinici, infermieri, farmacisti etc.. è centrale nello studio. Dall’analisi emerge infatti che la sicurezza del paziente è un argomento sempre più trattato nella formazione continua degli operatori sanitari, anche se il canale formativo è solo uno tra i tanti fattori che contribuiscono a cementare la cultura della sicurezza.
In Italia, ad esempio, questa figura tra le materie della formazione permanente di medici, ostetrici, farmacisti, ma non ha carattere vincolante, mentre per gli infermieri è solo “inclusa e raccomandata” nel programma ministeriale. A dispetto di ciò, lo studio evidenzia anche per il nostro Paese segnali di una crescente attenzione. Ciò è particolarmente rilevante alla luce della mobilità transfrontaliera dell’assistenza sanitaria, come richiamato in più occasioni, basti citare la Direttiva 2011/24/UE sulle cure nell’Unione Europea e la più recente 2013/55 che emenda la Direttiva 2005/36/CE sul riconoscimento delle qualifiche professionali.
Gli autori dello studio hanno richiamato l’attenzione proprio sulla necessità di indagare più a fondo il legame tra CDP e esiti di cura e formulare dei trend che possano indirizzare meglio la cooperazione tra i Paesi europei nello sviluppo dei modelli formativi.
In tutti i Paesi, al di là delle differenziazioni e complessità degli schemi di formazione – in prevalenza obbligatori – i maggiori ostacoli sembrano essere i costi di accesso, sostenuti soprattutto dagli stessi professionisti, la mancanza di tempo, e la scarsità di incentivi e motivazioni. Negli Stati europei tempo, costi e risorse umane sono le tre falle che impediscono una valorizzazione efficace e omogenea dello sviluppo professionale continuativo degli operatori sanitari. Proprio per questo una delle raccomandazioni finali dello studio e forse la più importante, riguarda l’adozione di misure che risolvano a monte il problema. Anche perché Lifelong Learning e CDP sono un corollario degli obblighi che scaturiscono per gli Stati membri dalla Direttiva 55/2013 sul riconoscimento delle qualifiche professionali.