Un pagamento al giorno toglie il contante di torno: presente e futuro dell’innovazione nei pagamenti elettronici

Nel 2013, a livello globale state effettuate circa 365 miliardi di transazioni cashless, per un controvalore di oltre 44.114 miliardi di dollari. Di questi poco più di 2/3 dono da attribuirsi alle economie più mature (Economie avanzate dell’Asia, Nord America, Europa Occidentale). L’Unione Europea è seconda per numero di operazioni di pagamento elettroniche dopo il Nord America. I 28 paesi dell’Unione, hanno chiuso il 2013 con oltre 100 miliardi di pagamenti elettronici, con un trend di crescita sia in confronto al 2012 che, ancor di più, rispetto al 2009 (+22,4%).

Le carte di pagamento, pur dominando la classifica degli strumenti di pagamento per numero di transazioni, a livello di importo transato producono solamente 2.155 miliardi di euro, ovvero solamente lo 0,9% del totale UE. Analizzando l’andamento del numero di transazioni effettuate tramite carte di pagamento dal 2009 al 2013, risulta evidente il trend in forte ascesa delle operazioni con carte di debito, che sono passate da 18 miliardi e mezzo nel 2009 a 27,4 miliardi nel 2013. Crescono, ma a ritmi più lenti, anche le carte di credito, arrivando a sfiorare, nel 2013, 7,3 miliardi di transazioni. Andamento altalenante per le carte di pagamento con funzioni di e-money.  Risultano estremamente interessanti i dati relativi ai pagamenti mobile che, secondo Gartner, solo nel 2013, hanno mosso volumi per circa 235 miliardi di dollari con attese di crescita per questa tipologia di pagamento che si attestano su un valore di circa il 32% l’anno fino al 2017, sorretti dalla crescente penetrazione degli smartphone. A supporto dello sviluppo di questo mercato, vale la pena rilevare l’elevata e crescente penetrazione del fatturato m-commerce sull’e-commerce: in base ai dati del 2013, si va dall’Italia (6%) alla Spagna (22%) fino al Regno Unito (33%).

Dalle analisi effettuate, le grandi protagoniste della lotta al contante sono principalmente le carte di pagamento che rappresentano uno dei più efficienti strumenti non cash attualmente disposizione. Fondamentale il ruolo della Pubblica Amministrazione che rappresenta la leva principale per la diffusione e lo sviluppo di pagamenti cashless, coerentemente con quanto previsto dall’Agenda Digitale. Come è emerso nel recente convegno I-Com sulla finanza digitale, una killer application fondamentale nel nostro Paese sono i micropagamenti, in considerazione non solo della scarsissima propensione del consumatore italiano ad effettuare pagamenti cashless all’interno di contesti di vita quotidiana ma anche nell’ottica di educare il consumatore nostrano all’uso dei pagamenti elettronici e dunque tracciabili. Forti limiti all’utilizzo capillare dei pagamenti elettronici nel nostro Paese sono da individuare senz’altro nella scarsa diffusione della banda larga e da protocolli di sicurezza realmente efficienti e basati su standard condivisi dagli operatori.

La lotta al contante si inserisce all’interno delle azioni di contrasto al fenomeno del riciclaggio, dell’auto-riciclaggio e del fraud managament ma anche della creazione di un clima di fiducia generalizzato relativo all’utilizzo degli strumenti di pagamento cashless. In merito a ciò emergono come estremamente rilevanti gli strumenti legislativi rappresentati dal Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID) e dal Sistema pubblico di prevenzione, sul piano amministrativo, delle frodi nel settore del credito al consumo e dei pagamenti dilazionati o differiti, con specifico riferimento al furto d’Identità (SCIPAF).

Anche la futura regolamentazione giocherà un ruolo determinante.

Le principali novità introdotte dal “pacchetto” PSD2 e Regolamento MIF da parte della Commissione Europea genereranno un forte impatto sull’operatività e sulle marginalità del business della monetica. Tra le novità apportate dalla PSD2 si segnala, tra le altre, la regolarizzazione delle posizioni dei Payment Initiation Service Providers (PISP) e degli Account Information Service Providers (AISP) all’interno della catena del valore dei pagamenti: la sfida per il regolatore, in questo caso, è definire in modo corretto i ruoli e le responsabilità di questi “nuovi” soggetti, in modo da allargare il più possibile il mercato.

Relativamente alle novità apportate dal Regolamento MIF, sono da prendere seriamente in considerazione le forti preoccupazioni degli operatori circa il verificarsi di un possibile effetto paradossale di tale scelta regolamentare con un’inversione del ciclo del contante, come già accaduto in Spagna (si veda il paper I-Com in proposito); così come su un possibile effetto freno degli investimenti generata da una diminuzione dei ricavi per gli issuer.

Più che su una diminuzione delle MIF, si dovrebbe puntare su possibili meccanismi di incentivazione dell’uso di strumenti di pagamento elettronici, attuati in paesi come l’Argentina e la Corea del Sud attraverso interventi di defiscalizzazione. Nello stesso convegno I-Com, oltre a provvedimenti di tipo incentivante, che hanno riscosso unanimità di consensi degli stakeholder presenti, molti hanno espresso interesse per la possibilità di una tassa sul versamento di contante con il duplice effetto di scoraggiare l’utilizzo del contante ma soprattutto come strumento di contrasto a fenomeni quali il riciclaggio e l’auto-riciclaggio. Su questi temi si preannunciano possibili novità a breve.