La difficile gestione della spesa farmaceutica ospedaliera

Secondo l’ultimo monitoraggio Aifa relativo alla spesa farmaceutica regionale gennaio-novembre 2014, la spesa farmaceutica ospedaliera ha ampiamente superato il tetto programmato del 3,5%, arrivando ad impiegare il 4,5% del Fondo Sanitario Nazionale.

I dati mostrano che al netto dei pay-back versati dalle aziende farmaceutiche, lo scostamento assoluto è stato di circa 980 milioni di euro, in quanto su un FSN pari a 102.952 milioni di euro ed un tetto di spesa programmata pari a 3.603 milioni di euro in valore assoluto, si è arrivati ad una spesa di ben 4.583 milioni di euro.

Questo fenomeno è presente in quasi tutte le regioni, infatti soltanto a Trento ed in Valle d’Aosta non è stato superato il tetto del 3,5%. Riguardo la spesa farmaceutica territoriale notiamo invece che il tetto di spesa programmato (11,35%) è stato rispettato (11,14% del FSN), arrivando in valore assoluto a 11.169 milioni di euro (al netto del pay-back delle aziende farmaceutiche a beneficio delle regioni).

Risulta evidente che in alcuni settori, come quello della farmaceutica, i tetti di spesa e i criteri di riparto del pay-back, mostrano criticità nella capacità di controllo della spesa, dal momento che i vincoli sono programmati non tenendo conto del fabbisogno reale, ma come strumento di raccolta fondi tra i produttori di farmaco. Ne consegue una non chiara definizione delle condizioni di mercato, con effetti distorsivi nell’allocazione di risorse per la ricerca e il lancio di nuove molecole.

Le evidenze ottenute fino ad oggi indicano che ormai, per evitare un blocco dell’innovazione e un mal funzionamento del mercato farmaceutico nel nostro Paese, è giunto il momento di modificare non solo il sistema dei tetti di spesa ma soprattutto del pay-back sulla spesa farmaceutica.

Coordinatore Scientifico Area Innovazione dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Ha conseguito un Dottorato di Ricerca in Economia e Gestione delle Aziende Sanitarie dell’Università Cattolica, e un MA in European Economic Studies al College of Europe di Bruges.

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