Lo scorso ottobre Althesys ha elaborato uno studio per Greenpeace nell’intento di stimare le ricadute economiche e occupazionali originate dagli investimenti in fonti energetiche rinnovabili nel nostro Paese. Sono stati presi in considerazione due anni il 2013 e il 2030, quest’ultimo secondo due scenari reference e (R)evolution. Il primo si basa sulla crescita prospettata nella SEN (sostanzialmente finalizzata al raggiungimento degli obiettivi UE), mentre il secondo implica uno sviluppo più spinto (immaginando che al 2030 le FER coprano il 42,6% della domanda). All’interno del Rapporto viene valutato il valore aggiunto diretto degli operatori del settore, i consumi indiretti (generati dai salari percepiti dai relativi addetti) e il valore dell’indotto, relativo alle imprese fornitrici o clienti del settore.
I risultati dello studio mostrano dati interessanti. Infatti, il 2013 ha registrato ricadute economiche per circa 6 miliardi di euro, di cui 4,3 miliardi di valore aggiunto diretto, 983 milioni di consumi indiretti e 660 milioni di valore aggiunto dell’indotto.
Entrando nel dettaglio delle diverse tecnologie è possibile riscontrare che nello scenario di riferimento il fotovoltaico generi in assoluto più valore aggiunto (circa 1,8 miliardi di euro), mentre il secondo posto spetta alle bioenergie (1,2 miliardi di euro). Seppur con distacco seguono l’eolico, il mini idroelettrico e la geotermia, rispettivamente 960, 660 e 440 milioni di euro. Infine, le rinnovabili termiche che raggiungono 841 milioni di euro.
Lo sviluppo delle rinnovabili impatta anche sul gettito fiscale – comportando entrate erariali per circa 1,2 miliardi di euro – sull’occupazione – raggiungendo circa 64.000 occupati, di cui circa l’80% è identificabile come occupazione diretta – e sulle emissioni di CO2 con una riduzione di 38 milioni di tonnellate, valorizzabili in circa 169 milioni di euro secondo i prezzi ETS.
Al 2030, come facilmente intuibile, i due scenari mostrano impatti un po’ diversi, nello specifico nell’ipotesi di riferimento si stimano ricadute economiche complessive per 135 miliardi di euro, contro i 174 miliardi di euro della “rivoluzione energetica”. In funzione dei due contesti differiscono, ovviamente, anche il valore aggiunto diretto da 99 a 126 miliardi, indiretto da 21 a 28 miliardi e quello dell’indotto da 14 a 19 miliardi.
Infine, le ricadute occupazionali variano da 75.000 a 102.000 unità. Le entrate fiscali sono di circa 8 miliardi superiori nel caso di un forte sviluppo delle rinnovabili (36 miliardi contro 28 miliardi). Più contenuta in termini assoluti risulta la differenza sul risparmio di CO2,1 miliardo di tonnellate nell’ipotesi di crescita SEN, 1,2 miliardi di tonnellate secondo il (R)evolution. Il controvalore del solo differenziale tra i due scenari è pari a quasi 1 miliardo di euro.