La giornata del 31 maggio, denominata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità “World No Tobacco Day 2015”, si presenta come un’occasione per riflettere sui costi legati al tabacco. I risultati dell’indagine condotta dall’Eurobarometro mostrano che gli italiani sono tra gli europei che fumano meno: la percentuale dei nostri tabagisti è del 21%, al di sotto della media europea del 26%, mentre in testa si trovano Grecia e Bulgaria, dove fuma almeno un individuo su tre.
Il fumo causa ogni anno il decesso di 700.000 europei, dei quali circa 70 mila sono italiani che vanno incontro patologie respiratorie, cardiovascolari, cancro ed altre malattie fumo correlate.
Il consumo di 13 sigarette al giorno conferma il fallimento delle politiche di prevenzione adottate a livello nazionale, che si traduce in notevoli costi diretti e indiretti. I dati che emergono dal rapporto dell’ISS, invitano a ripensare le strategie di intervento, in quanto “tanti giovani iniziano a fumare quanti adulti smettono”, come afferma la direttrice dell’Osservatorio Fumo, Alcol e Droga dell’ISS, Roberta Pacifici. Ad oggi i fumatori italiani sarebbero ben 10,8 milioni, pari al 20,8% della popolazione, il 75% dei quali consumerebbe più di 10 sigarette al giorno. D’altra parte diminuiscono gli utilizzatori della sigaretta elettronica, che passano dal 4,2% del 2013 all’1,1% del 2015 mentre 1 italiano su 4 sarebbe esposto ai pericoli del fumo passivo. La cattiva informazione rappresenta un altro problema importante poiché troppi italiani ignorano che il fumo passivo possa provocare il cancro del polmone e che sia responsabile di riniti, bronchiti e asma, specialmente se gli esposti al fumo sono bambini.
Questa situazione si traduce in numerosi costi, tangibili e intangibili. Ai costi sanitari, riguardanti la medicina generale, l’attività di prevenzione, la prescrizione di farmaci, i ricoveri, le prestazioni ospedaliere e le prestazioni sanitarie per la riabilitazione, si sommano costi economici dovuti alla perdita di produttività conseguente alla morte prematura o alla malattia legata al fumo, alla ridotta produttività per l’assenza da lavoro, alla perdita di lavoro per la malattia, all’erogazione di sovvenzioni e dell’assistenza pensionistica, senza contare ulteriori costi dovuti ad incendi accidentali, inquinamento e smaltimento. I costi intangibili sono invece definiti dalla morte e dalle sofferenze dovute alla malattia che riguardano però non solo chi fuma ma anche i fumatori passivi.
Secondo l’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri molte persone non sarebbero a conoscenza dell’esistenza dei Centri Antifumo, che nel nostro Paese sono 354 ed in questi sarebbero state rilevate carenze di personale, di spazi e di psicologi. Alla luce della giornata mondiale senza tabacco 2015 appare dunque necessario rivedere le strategie di prevenzione nel nostro Paese per eradicare questa vera e propria malattia, che nell’immaginario collettivo viene ancora considerata solo un vizio.