Cambiamento climatico: arrivano buone notizie dalla Cina

Buone notizie per il riscaldamento globale: l’economia con le più elevate emissioni di gas serra tira il freno e mette in atto un nuovo modello di sviluppo, fondato su un cambiamento strutturale che consenta di continuare a registrare tassi di crescita significativi, seppur più contenuti rispetto al passato – parliamo del 7% per i prossimi 5 anni – ma al tempo stesso garantisca una crescita di migliore qualità in termini di distribuzione sociale ed impatto ambientale.

Lo rendono noto il Grantham Research Institute ed il Centre for Climate Change Economics and Policy (CCCEP) nel nuovo report “China’s ‘new normal’: structural change, better growth, and peak emissions”.

La Cina ha firmato, proprio lo scorso autunno, una dichiarazione congiunta con gli Stati Uniti, con cui si impegna, entro il 2030, ad arrestare la crescita delle emissioni. Già questo sarebbe un obiettivo non da poco, se si considera che il Paese conta sul carbone ancora per l’80% del suo fabbisogno elettrico e che è ad oggi responsabile del 30% delle emissioni globali.

Il nuovo modello pone particolare enfasi, tra le altre cose, su uno spostamento degli investimenti dall’industria pesante più nella direzione del consumo domestico, in particolare di servizi, e sulla sostenibilità ambientale, con particolare attenzione alla riduzione dell’inquinamento atmosferico e delle emissioni di CO2.

Il grosso limite, per la superpotenza mondiale, è costituito dall’enorme crescita dell’uso di carbone avvenuta in particolare a partire dall’inizio del nuovo millennio. Come la figura sotto mostra, si tratta di tassi di crescita annui molto sostenuti, intorno al 9-10%, nell’arco dello scorso decennio.

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Tuttavia, secondo le prime statistiche nazionali rilasciate, nel 2014 si è registrato un calo del 3%, ancor più accentuato nel primo trimestre del 2015. Si ritiene che l’uso di carbone in Cina abbia ormai raggiunto un massimo strutturale, destinato a stabilizzarsi nel prossimo quinquennio o, più verosimilmente, a diminuire. Rendendo, così, l’obiettivo fissato per il 2030 più realistico e raggiungibile, persino in tempi più brevi. Si considera, infatti, l’obiettivo raggiungibile anche con 5 anni di anticipo, se non più. E questo avverrebbe grazie all’impegno che la Cina sta mettendo nell’attuazione di misure politiche volte a:

  • Trasformare il sistema energetico, attraverso una maggiore spinta all’efficienza energetica, le limitazioni a costruire impianti a carbone, la messa in atto di una strategia per la dismissione degli impianti esistenti e l’elettrificazione del settore del trasporto passeggeri;
  • Rafforzare il sostegno politico ed istituzionale all’innovazione “verde”;
  • Implementare misure che favoriscano lo sviluppo di una sistema finanziario green in grado di finanziare, appunto, le necessarie infrastrutture ad un costo del capitale vantaggioso;
  • Introdurre una tassa sul carbone che rifletta il reale costo in termini di impatto ambientale e climatico.

Il contributo cinese nella lotta al riscaldamento globale è assolutamente necessario ed imprescindibile e queste previsioni lasciano sperare che qualcosa di concreto in questo senso possa davvero esser fatto.

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata all’Università Commerciale L. Bocconi in Economia, con una tesi sperimentale sull’innovazione e le determinanti della sopravvivenza delle imprese nel settore delle telecomunicazioni.

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