Innovazione (energetica) e tradizione vanno di pari passo

Emerge chiaro il dato: solare ed eolico restano tra i principali settori oggetto di innovazione; così come lo storage si afferma come il fulcro dell’attività brevettuale mondiale nell’ambito della mobilità sostenibile.

È quanto risulta dal nuovo Rapporto I-Com sull’innovazione energetica, giunto ormai alla settima edizione, che mette in luce come l’attività innovativa nel campo energetico continui a crescere in maniera abbastanza costante, seppur proporzionalmente meno rispetto evidentemente ad altri settori. Le tecnologie dove maggiormente si concentra l’attività innovativa sono, come anticipato, solare (fotovoltaico in particolare) ed eolico, dove si concentra, nel complesso, il 60% della produzione brevettuale complessiva dei Paesi presi in esame nell’analisi – i Paesi europei più sviluppati, le principali economie mondiali ed i principali Paesi emergenti. Attenzione crescente anche per lo storage, che da solo copre un quarto della torta. Fanalini di coda i settori relativi a cogenerazione, smart grids e geotermia, dove ancora solo poche centinaia di brevetti sono stati depositati a livello mondiale. Per quanto riguarda la mobilità sostenibile – elemento di novità del Rapporto di quest’anno – oltre 12.000 brevetti risultano essere stati depositati, a livello globale, nel 2013 – circa un terzo di quelli richiesti nel settore energia. L’attività innovativa in quest’ambito resta molto concentrata sullo storage. Non male l’attività brevettuale sui veicoli ibridi, mentre ancora ampi margini esistono su fuel cell ed idrogeno per i trasporti.

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Non stupisce scoprire che, sebbene una quota rilevante faccia capo a Paesi diversi da quelli esaminati, i Paesi più attivi sono Stati Uniti, Giappone e Corea; tra quelli europei, solo la Germania riesce a farsi notare, specie nei settori eolico e della cogenerazione.

L’analisi conferma invece la scarsa rilevanza dell’Italia nel contesto globale. Figuriamo infatti penultimi (seguiti solo dall’India) per numero di domande di brevetto catalogate all’interno delle varie tecnologie energetiche con un potenziale impatto sulla riduzione delle emissioni climalteranti. L’attività innovativa è concentrata in particolare sul settore fotovoltaico, dove comunque la quota nazionale rispetto al totale resta molto residuale, quasi insignificante – si parla di meno dello 0,01%. Sono i colossi extra-europei (Stati Uniti, Giappone e Corea), però, a farla da padrone. Se si guarda, infatti, ai soli Paesi europei, per quanto riguarda il settore del fotovoltaico, si può dire comunque che l’Italia tiene il passo, facendo anche meglio della Spagna. L’unica a distinguersi – con oltre 600 brevetti – è la Germania.

Nell’ambito della mobilità sostenibile, le cose non vanno molto meglio per l’Italia. I due settori – quasi gli unici – in cui l’Italia mostra di avere una certa spinta innovativa sono quelli dei veicoli ibridi e dell’energy storage, che comunque le valgono un modesto settimo ed ottavo posto, rispettivamente. Certo, la differenza con gli altri Paesi europei non è abissale: l’unica a mostrarsi all’altezza delle maggiori economie del mondo è nuovamente la Germania; per il resto, solo la Francia si dà da fare, soprattutto nell’ambito dell’energy storage, con un numero di brevetti che è ben 21 volte quello associato all’Italia. Ma, più in generale, nessuno dei Paesi europei riesce a distinguersi se non in settori relativamente marginali e di più scarso interesse a livello globale (idrogeno per i trasporti e fuel cell).

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Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata all’Università Commerciale L. Bocconi in Economia, con una tesi sperimentale sull’innovazione e le determinanti della sopravvivenza delle imprese nel settore delle telecomunicazioni.

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