Secondo i dati forniti dall’ultimo studio Netics, dall’applicazione delle tecnologie digitali alla sanità potrebbero conseguire risparmi per le casse pubbliche di 6,9 miliardi. Sono molte infatti le applicazioni tecnologiche che stanno a dir poco rivoluzionando anche il settore sanitario non solo con riguardo alla somministrazione delle cure ed al monitoraggio dei pazienti, ma anche dal punto di vista diagnostico e prescrittivo. Si pensi all’Ebm (evidence based medicine), uno strumento che, premettendo di incrociare ed analizzare i dati presenti negli archivi elettronici, fornisce ai medici un importante ausilio nell’adozione delle scelte prescrittive con un risparmio di circa 2,5 miliardi, e favorisce, al contempo, il contrasto della c.d. “medicina difensiva”. La stessa analisi evidenzia l’importanza della tracciatura elettronica di tutti gli acquisti, attraverso la quale si dovrebbe riuscire a risparmiare subito 3 miliardi, fino ad arrivare a regime a 11 miliardi di euro l’anno, nonché i benefici connessi alla telemedicina e quindi all’assistenza direttamente a casa, grazie alla quale riuscire a risparmiare 1,4 miliardi di euro.
Si tratta evidentemente di strumenti importantissimi in un’ottica di efficienza (e in molti casi anche di efficacia) che possono aiutare il passaggio del sistema sanitario all’era digitale. Una spinta in tal senso non potrà che venire anche dalla piena messa a regime del fascicolo Sanitario elettronico, che consentirà a ciascun cittadino di possedere la propria storia sanitaria aggiornata favorendo così l’attività diagnostica e terapeutica su tutto il territorio nazionale ed impedendo – a patto che le singole strutture sanitarie riescano, da un lato, ad adottare metodologie pienamente confrontabili e, dall’altro, a superare quella sorta di diffidenza che ancora regna in molti casi nei confronti degli esami effettuati presso presidi diversi dai propri – di replicare accertamenti appena compiuti.
È una sfida importante da affrontare che cela una straordinaria opportunità che non possiamo, come sistema Paese, farci sfuggire: quella di liberare importanti risorse da destinare ad investimenti non solo nelle strutture e sulle persone che vi prestano la propria attività, ma anche e soprattutto nell’acquisto di tutti quei farmaci fondamentali per la cura di malattie particolarmente gravi che nei prossimi anni saranno disponibili e che determineranno ulteriori aggravi della spesa sanitaria imponendo al SSN un impegno sempre maggiore.