Grazie alla ricerca e all’innovazione farmaceutica nel prossimo futuro potremo contare su nuove molecole in grado di curare malattie ad oggi prive di cura. La domanda allora sorge spontanea: cosa è indispensabile fare per non trovarsi impreparati dinanzi all’ondata di nuovi farmaci e non compromettere la sostenibilità del Ssn?
All’interno dello studio I-Com “La Grande Scommessa dell’Innovazione Farmaceutica” – presentato lo scorso 30 settembre a Roma – un’ampia disamina è dedicata ai trend di spesa sanitaria e farmaceutica nel periodo 1990-2014. Guardare al passato può essere, infatti, utile per affrontare al meglio le sfide del futuro ovvero garantire la sostenibilità del sistema sanitario senza pregiudicare i valori di equità e universalità dell’accesso alle cure. In seconda battuta, lo studio ha cercato di delineare i futuri scenari di spesa e in particolare di stimare il fabbisogno di spesa farmaceutica nei prossimi anni.
Nel nostro Paese si spende per la Sanità meno della media dei Paesi OCSE nonostante nel periodo 1990-2014 la spesa sanitaria nazionale sia variata da € 78,4 miliardi a € 111,0 miliardi, aumentando, in termini reali del 41,6%. Dando uno sguardo alla spesa sanitaria out-of-pocket, nel 2014, ha raggiunto quota € 33 miliardi. La continua crescita di questa voce di spesa testimonia che un numero sempre maggiore di cittadini ricorre al privato per le prestazioni sanitarie. Diverse possono essere le motivazioni che sottendono tale scelta, talvolta “obbligata”: in primis, la carenza del servizio sanitario pubblico che non è in grado di soddisfare i bisogni di assistenza di milioni di italiani; altre motivazioni, invece, attengono alla sfera delle preferenze individuali (scarsa fiducia nel pubblico oppure mancanza di tempo).
Sul fronte della spesa farmaceutica, nel corso degli anni, si è avviato un processo di razionalizzazione e controllo della spesa pubblica che ha comportato un crescente coinvolgimento economico e non solo del cittadino rispetto all’assistenza farmaceutica. Infatti, è in continua crescita la spesa farmaceutica privata, che nel 2014 ha raggiunto quota € 8.161 milioni La spesa farmaceutica territoriale pubblica è, invece, variata da € 8.171 milioni nel 1990 a € 14.237 milioni nel 2014. I farmaci per l’apparato cardiovascolare rappresentano la categoria terapeutica maggiormente prescritta e con un volume di spesa Ssn (escluse le strutture sanitarie pubbliche) superiore rispetto alle altre. Ulteriori categorie di rilievo sono i farmaci per il sistema nervoso centrale ed i farmaci antineoplastici e immunomodulatori. Questi ultimi, nel 2014, sono stati la prima categoria per spesa pubblica (Classe A-Ssn e strutture sanitarie pubbliche). I farmaci per il sistema nervoso centrale sono, invece, quelli che hanno realizzato il maggiore incremento di spesa dal 2000 ad oggi (+155%).
Negli anni a venire, la dinamica della spesa farmaceutica pubblica e privata in Italia potrà essere influenzata da diversi fattori (l’evoluzione della struttura demografica ed epidemiologica, il trend dei redditi, il progresso tecnologico, l’incremento dei prezzi relativi e gli incentivi dei fornitori nel settore socio-sanitario), che potranno modificare il fabbisogno di spesa per l’assistenza farmaceutica, ossia la spesa necessaria per permettere l’accesso alle cure in base alle possibilità esistenti. Secondo uno scenario di base, se permanessero le condizioni vigenti, la spesa farmaceutica in Italia arriverebbe ad un ammontare di € 28,8 miliardi nel 2019, con un aumento di circa € 2,2 miliardi rispetto al 2014 ed un tasso di crescita medio annuo dell’1,6%.
Alcune recenti proiezioni di respiro internazionale riconoscono che l’evoluzione della spesa farmaceutica nei principali cinque paesi europei (Germania, Francia, Spagna, Italia e Regno Unito) sarà principalmente influenzata da due fattori che agiscono in compensazione: da un lato il risparmio portato dal maggior consumo di farmaci generici e dall’altro l’aumento di spesa dovuto all’introduzione di farmaci innovativi. L’effetto netto del risparmio da generici sarebbe però destinato a ridursi portando ad un tasso di crescita medio annuo della spesa farmaceutica per questi paesi mediamente pari al 2%. Altre valutazioni, più prettamente legate all’evoluzione del contesto macroeconomico dei paesi dell’Europa occidentale, prevedono una ripresa della spesa farmaceutica dopo il rallentamento degli anni seguenti alla crisi, ascrivibile a un cambiamento nelle politiche che dovrebbero tornare ad avere maggiori possibilità di finanziamento della spesa sanitaria e all’introduzione o ampliamento di sistemi di co-payment. In questo caso la spesa farmaceutica crescerebbe a un tasso di crescita medio annuo del 2,2%.
Se in Italia si verificassero condizioni tali da poter osservare tassi di crescita medi annui in linea con la media dei paesi europei degli scenari qui menzionati, l’evoluzione della spesa farmaceutica sarebbe diversa dalle proiezioni dell’iniziale scenario di base.
Applicando alla spesa farmaceutica italiana nel 2014 un tasso di crescita medio annuo prima del 2% e poi del 2,2%, otterremmo infatti una spesa rispettivamente pari a € 29,4 e € 29,7 miliardi nel 2019; superiore nel primo caso di € 600 milioni rispetto alla stima prevista dallo scenario base e nel secondo di quasi € 1 miliardo. La possibilità che il trend della spesa farmaceutica in Italia si discosti, in aumento o in riduzione, dalla media dei paesi europei, dipenderà in larga parte dall’evoluzione degli attuali scenari della politica economica e farmaceutica.