L’Ocse ha pubblicato recentemente il rapporto “Health at a Glance 2015”, che confronta i sistemi sanitari dei Paesi appartenenti all’Organizzazione, dei Paesi non membri candidati all’ingresso e di quelli emergenti, analizzando le seguenti dimensioni: lo stato di salute della popolazione, i fattori di rischio per la salute, l’accesso alle cure, la qualità delle cure e le risorse sanitarie.
Grazie ad una maggiore attenzione alla salute, al miglioramento degli stili di vita e ai progressi della medicina, nel 2013 l’aspettativa di vita media alla nascita nei Paesi Ocse è di 80,5 anni, con un incremento di più di 10 anni dal 1970. L’Italia, nel ranking internazionale, è al 4° posto con un’aspettativa di vita alla nascita pari a 82,8 anni, dopo Giappone, Spagna e Svizzera.
In contraddizione con quanto affermato poc’anzi, il nostro Paese si colloca, però, ai livelli più bassi in merito all’aspettativa di vita in buona salute all’età di 65 anni: ciò può essere spiegato dal fatto che l’assistenza agli italiani over 65 non è soddisfacente. Inoltre, l’Italia è arretrata anche in merito alla prevenzione delle malattie non trasmissibili.
Tuttavia, nel complesso la qualità dell’assistenza primaria ed ospedaliera nel Belpaese è buona ed è al di sopra della media Ocse in molte aree, anche se i livelli di spesa sanitaria sono inferiori rispetto ad altri Paesi. Infatti, l’Italia spende per la sanità meno della media Ocse. La media della spesa sanitaria complessiva in percentuale sul PIL nei Paesi dell’Organizzazione, in riferimento all’anno 2013, si attesta sull’8,9%, con il valore minimo registrato in Turchia (5,1%) e il valore massimo registrato negli Stati Uniti (16,4%). Il nostro Paese si colloca al 18° posto con una percentuale di spesa sanitaria in rapporto al PIL dell’8,8%, valore molto simile a quello di Spagna, Portogallo e Grecia, invece, ben distante da Francia e Germania.
L’Italia, insieme a Lussemburgo, Svizzera e Grecia è in ritardo anche nel consumo dei farmaci generici. Nonostante tali farmaci abbiano guadagnato quote di mercato negli ultimi anni e abbiano contribuito alla riduzione dei prezzi e della spesa farmaceutica, la loro penetrazione sul mercato farmaceutico nazionale resta relativamente bassa: i generici rappresentano il 19% del mercato farmaceutico in volume (rispetto ad una media Ocse del 48%, 2013) e l’11% in valore (contro una media Ocse pari al 24%, 2013). Gli Stati Uniti, il Regno Unito, il Cile, la Germania e la Nuova Zelanda sono, invece, molto avanti nell’uso di tali medicinali.
Il rapporto, inoltre, si sofferma sul tasso di sovrappeso e obesità in età infantile. Le malsane abitudini alimentari dei bambini destano molta preoccupazione in vari Paesi, tra cui Stati Uniti, Inghilterra, Grecia ed anche in Italia; infatti, il tasso di obesità infantile registrato nel nostro Paese è tra i più alti al mondo. A preoccupare meno è il rischio di obesità in età adulta, che in Italia è al di sotto della media Ocse. A tal proposito è opportuno precisare che i dati nazionali si basano su autovalutazioni e quindi i valori reali potrebbero essere sottostimati.
Altro dato allarmante riguarda alcol e fumo. Nonostante in Italia, negli ultimi 20 anni, il consumo di alcolici sia diminuito più che in ogni altro Paese Ocse, i dati – in riferimento alle abitudini dei giovani – non sono rassicuranti: la diffusione di bevande alcoliche sta aumentando e il fenomeno del “binge drinking” sta dilagando; anche il consumo di tabacco è alto.
Secondo l’Ocse, tali abitudini dannose per la salute, con molta probabilità porteranno ad una maggiore domanda di assistenza sanitaria in futuro.