E’ ancora ampio il distacco che nella banda ultra larga divide l’Italia dal gruppo della maglia rosa in Europa, che nell’ultimo anno è passata dalla Svezia alla Danimarca, che insieme alla Finlandia, al terzo posto, costituiscono il gruppo dei Paesi di testa. Ma, come testimonia l’edizione 2015 del Rapporto I-Com su reti & servizi di nuova generazione, finalmente ci sono segnali di reazione e il ritardo dei Paesi inseguitori si sta assottigliando, con il nostro Paese a guidare il tentativo di recupero. I segnali di risveglio sono tuttavia legati in gran parte agli investimenti lato offerta, che hanno ripreso vigore e che in tutti i cluster di mercato, con o senza sostegno pubblico, potranno consentire, ci si augura, un veloce assorbimento del gap che ancora ci divide dal resto d’Europa, quantomeno sul fisso.
Ulteriori segnali positivi di queste ultime settimane provengono dalle alleanze tra gli operatori che gestiscono nei diversi settori le infrastrutture fisiche, come Enel ma non solo sta ipotizzando con le telco. Anche se mancano tutt’ora numeri precisi a supporto, è del tutto ragionevole prevedere che grazie a questo tipo di operazioni si potrà conseguire con ogni probabilità un significativo abbattimento dei costi di posa della fibra e bene fa il Governo da un lato a cavalcare l’intuizione, dall’altra a volerla regolare nell’interesse del Paese (visto che si sta parlando di infrastrutture esercitate in monopolio o tutt’al più in oligopolio).
Ma mentre l’offerta si è messa in moto e, una volta superati gli ostacoli finanziari e soprattutto burocratici tutt’ora esistenti, è in grado di recuperare in tempi relativamente brevi il gap con il resto dell’Europa, il fronte che preoccupa di più in questo momento è quello della domanda, che dovrebbe fornire, almeno nel medio termine, il carburante per gli investimenti degli operatori e che dipende in misura rilevante da variabili socio-economiche strutturali (età, titoli di studio, partecipazione al lavoro, ecc.). Certamente, come è stato evocato nel Rapporto I-Com e nel Documento di output del convegno tenutosi lo scorso 11 novembre, una parte della benzina verrà dal video e, anche in questo caso, molto si è mosso nell’ultimo anno (anche se, come testimoniano i numeri riportati, il mercato dei servizi video on demand è ancora poco sviluppato in Italia e difficilmente il trend potrà essere significativo nell’immediato). Tuttavia, in questo ambito, più ancora che nell’offerta (almeno per i cluster A e B per i quali non si pone un tema di fallimento di mercato), l’intervento pubblico ci pare ancora più necessario per dare quella scossa che consenta alla macchina che si è messa finalmente in moto di non rallentare ma anzi di accelerare ulteriormente.
Le misure non più eludibili sono a nostro avviso di due tipi:
1) un deciso salto in avanti nel processo di e-government, con la possibilità di prevedere un switch-off vasto e generalizzato per alcuni servizi pubblici offerti oggi anche o esclusivamente in modalità analogica (es. pagamento delle imposte, prenotazione/pagamento di visite o esami sanitari, richiesta informazioni anagrafiche, ecc.), come a suo tempo si è fatto sulla tv. Naturalmente, il processo verso il switch-off dovrebbe essere graduale, annunciato con grande anticipo e accompagnato da un’informazione chiara e capillare. Ma, se siamo riusciti a farlo per un bene simbolo e usato massivamente in primo luogo dalla popolazione anziana come la televisione con il digitale terrestre già da parecchi anni, non si vede perché non lo si possa replicare su alcuni servizi pubblici;
2) incentivi di carattere fiscale alla domanda ovvero tramite voucher per abbonamenti alla banda ultra larga per spingere un numero elevato di italiani a fare il salto nel mondo digitale, abbassando l’asticella che oggi appare per molti troppo alta, sia per motivi economici che culturali. E incentivare gli operatori, in maniera tecnologicamente neutrale, a garantire una connettività più elevata di quella che si spingerebbero ad offrire in base alla domanda attuale, che in molte circostanze non pare disponibile a pagare il delta prezzo indispensabile a remunerare gli investimenti necessari.
Attraverso un giusto mix di queste due tipologie di misure, non solo si garantirà un processo di digitalizzazione più veloce ma si potrà contribuire in maniera sostanziale alla crescita dell’economia e della società italiana.