Banda ultralarga: al via il piano Stato-Regioni

Continua il lungo e complesso processo di implementazione della Strategia nazionale per lo sviluppo della banda ultralarga. Finalmente è stato raggiunto l’accordo all’interno della Conferenza Stato-Regioni sul piano che, da un lato, destina tutti i fondi stanziati dal Cipe ad agosto scorso – 2,2 mld di euro – verso le Regioni del Centro-Nord; dall’altro, prevede l’adozione di una ulteriore delibera Cipe con la quel destinare alle regioni del Sud, alle quali sarebbe dovuto andare l’80% delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione, oltre un miliardo da destinarsi non solo alla diffusione della banda ultralarga ma anche a diverse opere infrastrutturali. Si aggiungono, poi, 1,18 miliardi di fondi regionali europei FESR e FEASR e 233 milioni di fondi Pon imprese e competitività.

Quanto alle modalità di destinazione delle risorse, i fondi saranno utilizzati secondo una ripartizione territoriale (circa 7.300 Comuni) che tenga conto del fabbisogno stimato per gli interventi pubblici nelle aree bianche dei Cluster C e D e delle altre risorse disponibili a livello regionale per il finanziamento del piano banda ulltralarga. Lo stesso piano prevede, poi, introducendo una assoluta novità rispetto ai modelli del passato fondati su contributi pubblici per il finanziamento di reti di proprietà privata degli operatori di tlc,  che le Regioni diventino comproprietarie delle nuove infrastrutture unitamente ad Infratel sulla base delle risorse messe a disposizione per contribuire all’implementazione del piano.

Si tratta dunque di un momento straordinariamente importante. Finalmente si assiste ad un dialogo fecondo tra Stato e Regioni ed alla messa in campo di un altro atto di programmazione che non potrà che dare ulteriore fiducia al mercato ed agli operatori che stanno compiendo enormi investimenti per l’infrastrutturazione del nostro Paese. Tanto che i 2,2 miliardi stanziati a suo tempo dal Cipe sono stati ristretti a 1,6 miliardi, a seguito dell’esito della consultazione Infratel che ha registrato maggiori investimenti da parte delle telco e quindi una riduzione del fabbisogno per le aree a fallimento di mercato. Ora, è senza dubbio vero che esiste sempre il rischio di una possibile discrasia tra gli investimenti programmati e quelli realizzati (per cui è assolutamente condivisibile la scelta di destinare le risorse in eccedenza a fronteggiare eventuali deficit di investimenti) ma è fuor di dubbio che la macchina è partita, che l’impegno fin’ora profuso dagli operatori inizia a dare i propri frutti e che adesso è fondamentale sostenere questo processo virtuoso procedendo rapidamente, una volta ottenuto il via libera della Commissione Europea, alla messa a punto dei bandi.

Siamo di fronte ad una sfida cruciale da cui dipende in buona misura il futuro sviluppo del nostro Paese e la possibilità, o meno, di cogliere a pieno le enormi opportunità offerte dalla diffusione dei servizi digitali. Le infrastrutture hanno iniziato il loro virtuoso percorso verso la modernizzazione. Adesso è il momento di velocizzare il processo ed al contempo spingere l’acceleratore sulle strategie di sostegno alla domanda e diffusione di quella cultura digitale indispensabile a sostenere gli investimenti in reti e tecnologie e trainare finalmente il nostro Paese nell’era digitale.

Vicepresidente dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Giurisprudenza presso l’Università di Tor Vergata nel 2006 ha partecipato, nel 2009, al master di II Livello in “Antitrust e Regolazione dei Mercati” presso la facoltà di Economia della medesima università conseguendo il relativo titolo nel 2010, anno in cui ha conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione forense.

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