Il recente studio pubblicato da Jennifer Wolff e colleghi, della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health di Baltimora su JAMA Internal Medicine online[1], evidenzia il peso delle malattie neurodegenerative sulla vita dei caregivers, ovvero su familiari, operatori, badanti o volontari che si prendono cura dei malati. Lo studio, riportato anche su Popular Science[2], ha analizzato i dati provenienti da due sondaggi del 2011 (National Study of Caregiving (NSOC) ed il National Health and Aging Trends Study (NHATS)) a cui hanno partecipato 1.739 caregivers e 1.171 anziani negli Stati Uniti. Sulla base di questi studi, i ricercatori hanno stimato che 6,5 milioni di assistenti hanno fornito cure mediche, 4,4 milioni hanno dato un aiuto mentre 3,8 milioni non hanno fornito assistenza sanitaria. I risultati ottenuti hanno evidenziato che circa il 46% dei caregivers intervistati, ovvero quasi la metà, hanno assistito una persona con il morbo di Alzheimer o con demenza, mentre circa il 34% ha assistito una persona affetta da grave disabilità. Studiando maggiormente nel dettaglio il ruolo del caregiver, è inoltre emerso che circa la metà di loro ha fornito un aiuto sostanziale di natura medica, trascorrendo più o meno 28 ore a settimana per assistere le persone con disabilità. I caregivers che fornivano prestazioni sanitarie hanno mostrato, rispetto a chi non ha offerto prestazioni mediche ai malati:
- il 79% di probabilità in più di avere una difficoltà emotiva,
- il doppio di probabilità di avere essi stessi dei problemi,
- maggiori difficoltà finanziarie,
- una probabilità 5 volte maggiore di abbandonare attività importanti nella loro vita,
- una probabilità 3 volte maggiore o più di andare incontro ad una perdita di produttività sul posto di lavoro.
Si tratta dunque di uno studio che, malgrado secondo gli autori possa presentare dei limiti, invita a riflettere, specialmente in vista dell’aumento del numero di persone affette da demenza, in particolar modo dal morbo di Alzheimer. Ricordiamo infatti che, secondo quanto riportato dall’Alzheimer’s Disease International (ADI), ogni 3 secondi viene riportato un nuovo caso di demenza nel mondo, mentre nel nostro Paese gli affetti sarebbero circa 1,2 milioni. I nuovi casi registrati in Italia nel 2015 ammontano a 269.000, mentre i costi sono pari a 37,6 miliardi di euro. Come abbiamo visto si tratta dunque di un problema che affligge in particolar modo non solo i singoli malati ma anche chi si prende cura di loro: si tratta di un fatto da non sottovalutare, specialmente di fronte a delle stime che prevedono la presenza di circa 1.609.000 italiani affetti da demenza nel 2030 e 2.272.000 nel 2050[3].