Diabete: come affrontare questa emergenza globale

italia diabeteIl recente Global Report on diabetes[1] dell’OMS evidenzia l’urgenza di intraprendere un’azione molto forte a livello mondiale contro questa patologia cronica. I dati risultano infatti molto chiari: il numero di diabetici sarebbe quadruplicato in tutto il globo nel giro di pochissimo tempo, partendo da 108 milioni del 1980 e arrivando ai 422 milioni del 2014, con una prevalenza globale che, nel giro di circa trent’anni, è passata dal 4,7% all’8,5% tra la popolazione adulta.

Ricordiamo che il diabete ha determinato il decesso di ben un milione e mezzo di persone nel 2012, a cui si aggiungono le altre 2,2 milioni di morti dovute alla persistenza di una concentrazione di glucosio nel sangue superiore rispetto a quella ottimale, a sua volta fattore di rischio per malattie cardiovascolari ed altre complicanze: il 43% di queste 3,7 milioni di morti erano premature, avendo colpito individui con meno di 70 anni di età.

Le complicanze a cui può andare incontro chi è affetto da questa patologia sono molteplici: infarto, ictus, insufficienza renale, amputazione dell’arto inferiore, perdita della vista e danno ai nervi rappresentano le principali, a loro volta causa di morti premature.

Il diabete, che può essere di tipo 1 nel momento in cui viene richiesta l’iniezione di insulina per la sopravvivenza del paziente, o di tipo 2, quando invece il corpo non riesce ad utilizzare al meglio l’insulina prodotta, è a sua volta origine di elevate spese per tutti i Paesi del mondo, creando costi superiori a 800 miliardi di dollari all’anno. L’attuazione di politiche preventive risulta, al giorno d’oggi, una delle più importanti armi con cui combattere questa patologia cronica, in particolar modo attraverso la riduzione della diffusione dei fattori di rischio. A livello globale circa 1 persona su 3 era in sovrappeso e 1 su 10 risultava obesa nel 2014, dato che fa riflettere su quanto sia necessario l’avvio urgente di azioni rivolte contro questa malattia, in particolare contro il diabete di tipo 2.

L’attuazione di nuove politiche fiscali, leggi ed investimenti che consentano di migliorare l’ambiente in cui viviamo e di sensibilizzare i singoli individui sui rischi a cui possono andare incontro, costituiscono importanti attività in grado di promuovere la diffusione di uno stile di vita più sano. Appare infatti chiaro che la diffusione di nuove abitudini, in grado di contrapporsi alla sedentarietà e al consumo di prodotti alimentari ricchi di grassi che caratterizzano la società moderna, debba partire da una nuova forma mentis, che inciti i cittadini a seguire uno stile di vita più sano. Le opzioni di intervento dovrebbero dunque porre al centro il cittadino, che dovrebbe essere in grado di scegliere autonomamente uno stile di vita che lo allontani dalle cattive abitudini e dai fattori di rischio che contraddistinguono l’insorgenza di questa malattia cronica.

Rendere maggiormente consapevole il paziente riguardo la propria patologia ed il rischio di contrarla consentirebbe di promuovere il ricorso a screening regolari per la diagnosi precoce, migliorare l’aderenza terapeutica e trattare meglio le complicanze. Migliorare la salute dei cittadini è possibile, ma per sconfiggere questa epidemia globale occorre effettuare politiche di larghe vedute, che superino una cultura che continua a confinare gli investimenti per la salute dei cittadini unicamente all’interno del settore sanitario: l’aumento del costo dei prodotti contenenti elevate quantità di zucchero, grassi e sale e la realizzazione di parchi e piste ciclabili potrebbero per esempio allontanare i cittadini da una dieta poco salutare e promuoverne l’attività fisica. La lotta contro il diabete, la cui diffusione nel nostro Paese è rappresentata in figura, potrebbe dunque incentivare numerosi Paesi a tener conto della salute in tutte le politiche, una strategia che si configura in realtà come un importante punto di riferimento nella lotta contro tutte le cronicità.

 

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Biotecnologie Mediche presso l'Università di Tor Vergata nel 2012, ha conseguito un master in Management e Marketing Farmaceutico nel 2013.

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