Audiovisivo: varate le nuove regole europee. Window dressing o future proof ?

press-conference-ansip-oettingerIl 25 maggio a Bruxelles si è consumato il famigerato D-Day. La Commissione europea ha reso pubblico – dopo la proposta di regolamento sulla portabilità di fine anno scorso – un pacchetto di proposte normative destinate a dare maggiore sostanza alla strategia volta alla creazione di un mercato unico digitale. Ci riferiamo in particolare alla nuova Direttiva Servizi Media Audiovisivi che vede la luce a distanza di 6 anni dalla precedente revisione del 2010 e che è il frutto di un lungo e complesso lavoro di mediazione da parte dei funzionari della Dg Connect, reso ancora più difficoltoso dagli esiti non univoci emersi in sede di consultazione pubblica.

Cinque i temi cruciali sui quali si è intervenuti in modo più o meno drastico: principio del Paese di origine, promozione delle opere europee, disciplina pubblicitaria, tutela dei minori, indipendenza dei regolatori.

Chi si aspettava una radicale trasformazione del paradigma legislativo è rimasto sicuramente deluso. D’altra parte lo strumento normativo stesso (la Direttiva) per sua stessa natura deve indicare gli obiettivi strategici verso i quali tendere e contenere alcune misure generali di armonizzazione, lasciando agli Stati membri – in sede di recepimento nella legislazione nazionale – la facoltà di rendere più o meno restrittive le misure indicate anche sulla base dei fabbisogni specifici di ciascun mercato.

Le nuove disposizioni corrono su un filo molto sottile in cui lo sforzo maggiore da parte della Commissione è stato quello di innalzare il livello di armonizzazione attraverso un maggior allineamento delle regole esistenti, estendendo al tempo stesso l’ambito di applicazione alle nuove piattaforme distributive di contenuti audiovisivi sia in materia di promozione delle opere europee  (streaming vod) sia in materia di tutela dei minori (video-sharing). Non a caso uno dei termini più ricorrenti nel testo è “flessibilità”.

La Commissione ritiene di aver trovato in questo modo un giusto bilanciamento tra esigenze di mercato e di competitività e tutela del consumatore. Al momento è ancora prematuro avventurarsi in valutazioni approfondite per comprendere la reale efficacia delle nuove norme e l’impatto sullo sviluppo e la crescita dell’audiovisivo europeo. Norme che adesso saranno sottoposte al vaglio del Consiglio dell’Unione europea (fra pochi giorni il 31 maggio è previsto un primissimo confronto a Bruxelles) e del Parlamento europeo che come noto è co-decisore nel processo legislativo. Ci limitiamo in questa sede a riepilogare i punti qualificanti della proposta della Commissione dal punto di vista dei vari soggetti coinvolti.

Lato broadcaster la novità più rilevante riguarda la maggiore flessibilità concessa in materia di tetti di affollamento pubblicitario, product placement e sponsorizzazioni. In particolare la norma attuale – che prevede un limite orario del 12%  –  viene sostituita da un tetto giornaliero del 20% nella fascia di programmazione tra le 7.00 e le 23.00. Se tale proposta riceverà il via libera del Parlamento europeo potrebbe verificarsi una concentrazione di pubblicità nelle fasce pregiate della programmazione determinando maggiori ricavi, facendo tuttavia attenzione a non oltrepassare limiti di tollerabilità da parte degli utenti. Sarà possibile introdurre spot isolati. Inoltre le opere cinematografiche, i film per la tv e i notiziari possono essere interrotti più spesso. Non sono state accolte invece le richieste di un ammorbidimento delle quote di investimento e di programmazione che restano invece confermate. Quote che potrebbero essere rispettate con maggiore facilità proprio grazie ad un maggiore afflusso di ricavi pubblicitari (per il nostro mercato girano già alcune stime tutte da verificare, attorno ai 260 milioni di raccolta extra), complice peraltro la ripresa del mercato degli spot all’inizio del 2016.

Dal punto di vista dei produttori potrebbero aprirsi nuove opportunità grazie all’estensione ai servizi video on demand dell’ambito di applicazione delle norme relative alle quote di programmazione, visibilità e di investimento. Questi ultimi saranno infatti tenuti a riservare almeno il 20% del loro catalogo alle opere europee, assicurando loro adeguata visibilità (cosiddetta prominence, oggetto di specifica regolamentazione nel nostro Paese).  Gli Stati membri avranno inoltre la facoltà di imporre contributi finanziari nella forma di investimenti diretti o di tassazione di scopo (sulla falsariga di quelle già introdotte in Germania e Francia). Tali misure potranno essere applicate anche nei Paesi di destinazione dei servizi sulla base di una quota di fatturato realizzato in quello stesso mercato, in deroga al principio del Paese di origine. Per evitare distorsioni di mercato sono previste deroghe per operatori che non abbiano una presenza significativa sul mercato di riferimento.

Nell’ottica dei consumatori le buone notizie giungono dal rafforzamento delle misure di tutela dei minori da comunicazioni commerciali inappropriate (cibi con elevato contenuto di grassi, sali e zucchero e bevande alcoliche) e dall’estensione di tali misure anche alle piattaforme di video-sharing (vedi Youtube).

A proposito delle piattaforme, accanto all’obbligo di programmazione sui cataloghi a carico dei servizi vod per la prima volta la direttiva viene estesa ai servizi delle piattaforme di video-sharing anche se queste non hanno la responsabilità editoriale per i contenuti ospitati, pur organizzandoli con vari mezzi.

La proposta infine rafforza il ruolo dell’Erga (organo che raggruppa i regolatori nazionali) nelle attività di coordinamento e di supporto alla Commissione. La richiesta che viene fatta agli Stati Membri è quella di aumentare il grado di autonomia delle Autorità nazionali per garantire il massimo livello di pluralismo e di concorrenzialità di mercato, svolgendo un ruolo importante anche al fine di rendere più efficaci i processi di auto e co-regolamentazione.

In attesa delle reazioni ufficiali dei vari stakeholders a livello europeo e nazionale, possiamo assicurarvi che I-Com seguirà molto da da vicino il dossier sulla nuova Direttiva.