Colesterolo e rischio cardiovascolare: implicazioni terapeutiche ed economiche delle nuove linee guida

ImmagineIl suo peso sui costi sanitari è pari a oltre un miliardo di euro, il 4% dei quali speso per farmaci e assistenza specialistica,  il restante 96% in ospedalizzazioni: questo sarebbe, secondo gli esperti, il costo dovuto all’ipercolesterolemia, situazione caratterizzata da elevati livelli di colesterolo “cattivo” (colesterolo LDL), che ad oggi affliggerebbe 2,5 milioni di italiani di età compresa tra i 35 e i 79 anni.[1] Dati recenti riguardanti le abitudini alimentari della popolazione generale adulta (35-74 anni), raccolti dall’ISS, in collaborazione con ANMCO-Heart Care Foundation, tra il 2008 e il 2012 con l’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare/Health Examination Survey, pone maggiormente in risalto l’entità del problema, evidenziando come l’elevato consumo di grassi saturi, giunto ormai a circa il doppio rispetto a quello raccomandato, e di colesterolo nell’alimentazione quotidiana, abbia contribuito ad aumentare la colesterolemia media nella popolazione italiana, che ha raggiunto un valore medio di 211 mg/dl negli uomini e 217 mg/dl nelle donne. La tabella mostrata in figura (Epidemiol Prev 2015; 39(5-6):373-379) evidenzia il consumo medio di alcuni nutrienti rispetto alle calorie totali espresso in percentuale o in grammi/giorno ed i valori raccomandati: appare evidente l’elevato consumo di colesterolo, elemento che, unito ad altre scelte poco salutari, come l’inattività fisica, che riguarda il 32% degli uomini e il 42% delle donne, contribuisce a diffondere l’ipercolesterolemia, importante fattore di rischio per l’insorgenza delle malattie cardiovascolari. Il 35% della popolazione generale adulta presenta ipercolesterolemia, dato che, unito ai relativi costi di gestione dei pazienti, ha portato alla stesura di nuove Linee Guida a cui poter far riferimento. Sottoscritte dall’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (ANMCO) e da altre 16 società scientifiche, condivise dall’Istituto Superiore della Sanità italiano, queste Linee Guida valutano, per la prima volta in modo univoco, come trattare i pazienti in funzione del proprio profilo di rischio cardiovascolare. La stesura di questo nuovo documento, presentato durante il 47° Congresso nazionale dell’Anmco, ha infatti previsto il contributo di varie società scientifiche di cardiologia, farmacologia, medicina generale, medicina interna, biochimica e biologia chimica e molecolare, ottenendo un testo multidisciplinare che mira a cambiare il modo di trattare i pazienti affetti da ipercolesterolemia. Il documento, secondo quanto riportato dall’ANSA, mostra il giusto comportamento da tenere con i cittadini che presentano alti livelli di colesterolo, indica il percorso diagnostico-terapeutico che deve essere seguito dai pazienti, in base alle caratteristiche degli stessi, permettendo ai medici di prevenire un infarto al cuore o un ictus cerebrale in chi non ne ha mai avuti e di evitare recidive in chi ne ha sofferto in passato.

Il documento riporta inoltre il problema dei costi legato al trattamento di questi pazienti: se da un lato negli Stati Uniti si discute sull’utilizzo di una terapia a base di statine a bassa potenza per la prevenzione primaria in individui con rischio di eventi a 10 anni basso-moderato, grazie ad un rapporto costo-efficacia favorevole, il dibattito sul rapporto costo-efficacia relativo all’utilizzo degli anticorpi monoclonali anti-PCSK9 sembrerebbe appena iniziato.

Queste nuove linee guida rappresentano un importante passo avanti nella gestione del paziente affetto da ipercolesterolemia, in quanto fattore coinvolto nella genesi della malattia cardiovascolare aterosclerotica, promuovendo una migliore gestione dei pazienti e, di conseguenza, traducendosi in notevoli risparmi per il SSN.

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Biotecnologie Mediche presso l'Università di Tor Vergata nel 2012, ha conseguito un master in Management e Marketing Farmaceutico nel 2013.

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