Elettrificazione della domanda: i numeri della Commissione

immagineContinua a ridursi il consumo di energia, andando ad ampliare sempre più la forbice che si è creata negli ultimi tempi tra crescita del PIL e consumi energetici, e grazie alla quale il declino dell’intensità energetica appare sempre più marcato, anche nelle proiezioni future.

Secondo le proiezioni di recente rese note dalla Commissione Europea nel EU Reference Scenario 2016, infatti, anche nel 2050, e ancor più di oggi, sarebbero sempre il settore residenziale e quello dei trasporti ad assorbire la maggior parte dell’energia consumata, il 60% complessivamente. Guardando al mix energetico, nota positiva è la graduale penetrazione dell’energia elettrica attesa da qui al 2050, che passerebbe da un’incidenza del 20% ad una del 28%, soprattutto a discapito del petrolio, la cui penetrazione si riduce di circa 10 p.p., con un calo più marcato negli anni in corso che decelera ma persiste nei prossimi decenni.

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Se residenziale e trasporti sono i maggiori responsabili dei consumi energetici, questi sono anche i settori dove più diffuso appare il processo di elettrificazione. Ci si attende infatti che, nel 2050, l’energia elettrica sia in grado di soddisfare circa un terzo del fabbisogno energetico del segmento residenziale (dal 23% del 2010). Non è altrettanto degno di nota l’incremento per il settore dei trasporti: per quest’ultimo, infatti, si prevede un progressivo disaccoppiamento tra le attività di trasporto ed i consumi energetici, dove le prime cresceranno nel tempo mentre i consumi di energia andranno via via sempre più contraendosi; aumenterà, però, l’impiego dell’energia elettrica in maniera costante – sia per effetto di un’ulteriore elettrificazione del trasporto ferroviario sia per l’attesa diffusione dell’elettrico nel trasporto su strada – sebbene la sua quota sul totale dei consumi sia prevista rimanere su livelli ancora troppo contenuti – circa il 2% nel 2030 e solo il 4% nel 2050 – e resti invece dominante il peso del diesel.

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Solo i consumi industriali, nonostante la crescita del valore aggiunto del comparto, sono previsti in netta diminuzione, sia in termini assoluti che relativi: da una quota del 28% del 2005, le proiezioni della Commissione parlano del 23% nel 2050. E questo grazie soprattutto ad una sostituzione di impianti e macchinari, da un lato, e a cambiamenti strutturali verso processi produttivi a maggior valore aggiunto e meno energy-intensive.

Research Fellow dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata all’Università Commerciale L. Bocconi in Economia, con una tesi sperimentale sull’innovazione e le determinanti della sopravvivenza delle imprese nel settore delle telecomunicazioni.

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