Il 31 dicembre 2016 si concluderà il triennio formativo 2014-2016, che prevede l’obbligo, per tutti i professionisti sanitari di aver conseguito 150 crediti ECM (Educazione Continua in Medicina).
L’Educazione Continua in Medicina è uno strumento mediante il quale i professionisti della salute si tengono costantemente aggiornati per rispondere al meglio ai bisogni dei pazienti, alle esigenze del Servizio Sanitario Nazionale e al proprio sviluppo professionale.
La formazione continua in medicina è, dunque, un prerequisito fondamentale per assicurare ai pazienti le cure migliori, eppure sono ancora molti i professionisti a non essersi messi in regola e a non aver rispettato l’obbligo formativo.
Tenuto conto che la scadenza del triennio formativo è ormai alle porte, l’Osservatorio Internazionale della Salute (O.I.S) ha iniziato a tirare le somme, intervistando un campione rappresentativo di circa 3.000 medici italiani, con l’obiettivo di conoscere la loro posizione rispetto all’obbligo formativo, la loro valutazione circa la qualità della formazione ricevuta e la loro opinione in merito all’importanza dell’aggiornamento per la propria vita professionale.
I risultati dell’indagine, che si è svolta nella prima settimana di settembre 2016, mostrano che relativamente al 2015, il 95% dei camici bianchi ha conseguito almeno un credito ECM. Di questi il 44,4% ne ha conseguiti più di 50, mentre un medico su quattro (22,3%) ne conta al massimo 30. I medici del Sud sono i più virtuosi nel rispettare l’obbligo di formazione, infatti il 46,3% ne ha più di 50 – sopra la media nazionale. La situazione al Nord è molto simile a quella registrata nel Mezzogiorno; nel Centro Italia la percentuale scende, attestandosi al 40%.
Dalla valutazione dell’intero periodo 2014-2016 emerge, invece, che il raggiungimento dell’obiettivo triennale (150 crediti ECM) è ancora lontano: meno della metà dei professionisti (47%) ha conseguito tutti i 150 crediti ECM in scadenza il 31 dicembre 2016.
I più diligenti, sono i medici con età compresa tra i 56 e i 65 anni, che risiedono nelle regioni del Mezzogiorno. Mentre i meno propensi all’aggiornamento professionale sono gli under 45 e gli over 65; alla base di questo comportamento potrebbe esserci da un lato – nel caso dei medici under 45 – la relativa vicinanza temporale agli studi che può essere motivo di disincentivo alla pratica dell’aggiornamento e dall’altro – nel caso dei medici over 65 – la posizione di fine carriera e la convinzione che l’esperienza accumulata possa costituire un buon sostituto della formazione.
Relativamente alle specializzazioni, le percentuali più alte di medici che hanno raggiunto i 150 crediti si sono registrate fra infettivologi, medici di medicina generale e pediatri. Contrariamente, ortopedici e chirurghi sono tra i medici con i percorsi formativi più incompleti.
Dunque, cosa rischiano e quali conseguenze dovranno affrontare i medici che non hanno ottemperato all’obbligo formativo?
A livello legislativo l’obbligo è codificato nella legge n. 214/2011, che recita testualmente: “La violazione dell’obbligo di formazione continua determina un illecito disciplinare e come tale è sanzionato sulla base di quanto stabilito dall’ordinamento professionale che dovrà integrare tale previsione entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto“[1].
Si è, inoltre, più volte paventata l’ipotesi di escludere dal Concorso Nazionale per le assunzioni nel SSN chi non è in regola con l’ECM o di vincolarne gli scatti di carriera. Oltre a ciò, molte assicurazioni che offrono polizze ai medici stanno legando l’entità dei premi al grado di aggiornamento professionale dei camici bianchi. E infine, c’è il concreto rischio di compromettere il rapporto di fiducia tra i medici e i pazienti sempre più informati ed esigenti[2].
Nel giugno 2016 il ministro della Salute ha annunciato un’indagine su chi omette di seguire i corsi ECM. Inoltre, è stato previsto l’obbligo per i medici di esporre nel proprio ambulatorio, studio, etc. la certificazione di avvenuto aggiornamento ECM.
Concretamente ogni azione sanzionatoria rimane esclusa fino ad aprile 2017, quando saranno consolidati nella banca dati Co.Ge.A.P.S i report di tutti gli eventi formativi del triennio 2014-2016 organizzati dai vari provider nazionali e regionali[3].