La digitalizzazione dell’Italia: il disallineamento tra un’offerta che traina ed una domanda che frena

downloadIl raggiungimento degli ambiziosi obiettivi fissati dall’Agenda Digitale e dalla Strategia nazionale per lo sviluppo della banda ultra-larga impone una sfida cruciale dal cui risultato dipende, in buona misura, lo sviluppo dell’Unione Europea e del nostro paese nel prossimo futuro.

Da quando il Governo ha varato, nel marzo 2015, la Strategia nazionale per la banda ultra-larga, delineando per la prima volta in maniera organica e compiuta una serie strutturata di iniziative tese a favorire l’infrastrutturazione del nostro Paese, sono stati enormi gli investimenti compiuti dagli operatori i quali hanno evidentemente beneficiato della creazione di un clima favorevole e della stabilità che una puntuale programmazione ha offerto loro. Gli enormi progressi compiuti dal punto di vista dell’offerta si rispecchiano chiaramente nella fotografia offerta dall’I-Com Broadband Index (IBI) 2016 il quale, pur collocando il nostro Paese al 21° posto nella classifica europea lato offerta e lato domanda – al 23° invece nell’elaborazione che sintetizza in un’unica classifica sia i dati relativi all’offerta che quelli relativi alla domanda – mostra come il punteggio registrato dall’Italia in relazione all’offerta (83,3), in confronto con il ben più modesto 58,4 riportato con riferimento allo sviluppo della domanda digitale denoti ancora una forte immaturità dei cittadini/consumatori e delle imprese italiane.

Siamo dunque di fronte ad una situazione in cui se da un lato grazie ai notevoli sforzi compiuti dagli operatori di settore per assicurare al nostro Paese la disponibilità di reti performanti future proof stiamo assistendo ad un’accelerazione del processo di infrastrutturazione, dall’altro, la domanda, che dovrebbe trainare tali investimenti assicurandone un ritorno e favorendo ulteriore impegno degli operatori in ricerca e sviluppo, vive ancora una condizione caratterizzata da carenza di cultura e competenze digitali oltre ad una diffusa inconsapevolezza circa i benefici che si accompagnano all’utilizzo del canale digitale.

Tale situazione di disallineamento tra domanda ed offerta non fa che dimostrare la necessità di agire e di farlo in fretta se non si vuole correre il rischio che il processo di digitalizzazione in corso nel nostro Paese non subisca una battuta d’arresto.

Di tale necessità è consapevole il Governo, il quale, non solo con l’adozione  della Strategia per la Crescita Digitale ha delineato tutta una serie di azioni tese a favorire la maturazione della domanda e ad incentivare la richiesta di servizi digitali da parte degli utenti, ma ha anche recentemente varato il Piano Nazionale per la Scuola Digitale (PNSD), un documento di indirizzo declinato in 35 azioni ed ideato per guidare le scuole in un percorso di innovazione e digitalizzazione, in conformità a quanto previsto nella riforma della Scuola di cui alla legge 107/2015. Si tratta, evidentemente, di un progetto importante che mira ad introdurre le nuove tecnologie nelle scuole, a diffondere l’idea di apprendimento permanente (life-long learning) e ad inserire nel concetto di scuola l’idea dell’esistenza di spazi di apprendimento virtuali.

Non solo. Con l’adozione del Piano Nazionale Industria 4.0 il Governo ha previsto ancora altri interventi finalizzati a favorire a livello scolastico l’acquisizione di nuove competenze (ad es. mediante la formazione in pensiero computazionale alla scuola primaria e l’organizzazione di Laboratori Territoriali per lo sviluppo di competenze digitali per Made in Italy), l’ampliamento dell’offerta formativa in un’ottica di incentivazione alla frequentazione di Istituti Tecnici in grado di formare le nuove professionalità richieste, la specializzazione di corsi universitari, master e dottorati su tematiche Industria 4.0 e l’adeguamento continuo delle competenze (in particolare attraverso Fondi Interprofessionali). Anche a livello aziendale, il Piano prevede delle iniziative volte a diffondere nel mondo delle imprese le conoscenze Industria 4.0 ed in particolare, la predisposizione di un Piano nazionale di comunicazione teso a sensibilizzare il settore industriale sulle tematiche industria 4.0 e sui temi di innovazione e digitale, la realizzazione di demo e presentazioni in grado di mostrare le recenti tecnologie manifatturiere e digitali, l’organizzazione di seminari formativi e l’offerta di assistenza individuale a PMI ad alto potenziale per supportare la definizione e l’implementazione di un piano di trasformazione I4.0. Tutto ciò al fine di favorire l’acquisizione di maggiore consapevolezza circa gli straordinari benefici connessi alla digitalizzazione e favorire lo switch-off al digitale del nostro Paese.

Certo la strada è lunga e i piani appena descritti hanno bisogno di tempo, risorse ed organizzazione per essere implementati. Certamente forme di incentivazione come i voucher, uniti agli interventi di sensibilizzazione-istruzione sulla scuola e sul mondo delle imprese ed alla reale scesa in campo della P.A. che potrebbe rivestire davvero un ruolo guida nel passaggio al digitale, potranno fare la differenza.

Nonostante gli ostacoli siano molti e le criticità sempre in agguato ciò che è certo è che serve un impegno risoluto da parte di tutti gli attori in campo con la consapevolezza che soltanto grazie alla predisposizione di azioni coordinate è possibile avviare un processo virtuoso di maturazione della domanda che consenta davvero al nostro paese di fare quel salto di qualità indispensabile per colmare il gap con le realtà nazionali europee più mature e beneficiare pienamente delle straordinarie opportunità socio-economiche che si accompagnano alla rivoluzione digitale in atto.

Vicepresidente dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Giurisprudenza presso l’Università di Tor Vergata nel 2006 ha partecipato, nel 2009, al master di II Livello in “Antitrust e Regolazione dei Mercati” presso la facoltà di Economia della medesima università conseguendo il relativo titolo nel 2010, anno in cui ha conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione forense.

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