La rincorsa dell’Italia sul digitale e cavalli che (per ora) bevono poco

Era stata facile profeta l’edizione 2015 del Rapporto I-Com su Reti & Servizi di nuova generazione che notava come la rincorsa dell’Italia all’Europa sarebbe stata più facile lato offerta (grado di copertura infrastrutturale) che lato domanda (grado di digitalizzazione dei cittadini). Il Rapporto 2016, presentato a Roma lo scorso 3 novembre, lo conferma appieno.

Basta d’altronde osservare l’evoluzione di due variabili nel confronto tra l’Italia e la media UE nel biennio 2014-2015. Se la copertura della rete di accesso NGA (Next generation access) è passata in un anno dal 36,3% al 43,9% delle abitazioni in Italia, nello stesso arco di tempo la percentuale di italiani che non si affaccia a Internet neppure sporadicamente è scesa dal 32% al 28%. Un decremento quest’ultimo che è in termini assoluti nell’Unione Europea secondo soltanto alla Romania e in termini relativi si colloca dietro solo a Lettonia, Repubblica Ceca, Austria e Lussemburgo, oltre alla stessa Romania. Ma che viaggia a velocità quasi dimezzata rispetto all’aumento della copertura (-12,5% la prima, +21% la seconda).

D’altronde, il Rapporto 2016 certifica in Italia, sulla base dei dati aggiornati al 30 settembre 2016, forniti da due dei principali operatori e stimati per il terzo, un’accelerazione ulteriore degli investimenti in banda ultra larga fissa e un consolidamento di quelli nella rete 4G.

Comparando i dati aggiornati al 30 settembre 2016 con quelli riportati nel rapporto 2015 (risalenti al 30 giugno dello scorso anno), si può rilevare come, nell’arco di 15 mesi, la copertura media nazionale della rete fissa di nuova generazione sia salita dal 37,8% al 54,% circa, secondo le stime di I-Com. Tra le Regioni, spicca il balzo in avanti della Puglia (dal 26% al 73%), della Basilicata (dal 21% al 50%) e delle Marche (dal 21% al 44%).

Raddoppia nello stesso intervallo temporale la copertura dei comuni raggiunti dalla banda ultra-larga (dall’8% del 30 giugno 2015 al 16% del 30 settembre 2016), con punte di oltre il 50% in Puglia e Calabria. L’evoluzione del dato relativo alla Puglia dà conto della velocità che, in condizioni evidentemente ottimali, può caratterizzare la dinamica infrastrutturale. Infatti, tra il Gargano e Santa Maria di Leuca, la percentuale di comuni cablati è passata dal 4,7% a uno sbalorditivo 57,8% nel giro di poco più di un anno.

Aumenta anche la concorrenza tra operatori. Se al 30 giugno 2015, solo il 32% della popolazione italiana aveva la possibilità di scegliere tra almeno due operatori, questa percentuale è aumentata al 39% al 30 settembre 2016. Con 1 italiano su 5 che è raggiunto  da almeno 3 operatori (15 mesi prima era soltanto 1 italiano su 20).

L’aumento della concorrenza si fa sentire soprattutto nei capoluoghi di provincia, dove ormai nell’80% dei casi si ha libertà di scelta (contro il 48% di poco più di un anno prima). La situazione più favorevole dal punto di vista della competizione nel settore si registra nel Lazio (grazie soprattutto al peso molto elevato della Capitale sul resto della Regione), dove poco più di un abitante su due può contare su tre operatori (a seguire la Liguria, con il 37%, e Piemonte e Lombardia, rispettivamente con il 29% e il 28%).

Scattando una fotografia alla fine del terzo trimestre dell’anno in corso sul livello di concorrenzialità nel segmento della banda ultra larga fissa nelle 20 più grandi città italiane (per popolazione residente), si può rilevare che in tutte e 20 sono presenti almeno 2 operatori in grado di offrire una connessione di ultima generazione; nella maggior parte di esse (15 su 20) il consumatore può scegliere tra 3 operatori (senza tener conto dell’esistenza in alcune città di un quarto operatore, Metroweb, che non è stato considerato ai fini dell’analisi). Poco più di un anno prima, c’era già quasi sempre possibilità di scelta ma era per lo più limitata a 2 operatori (in 13 città su 20, solo in 4, infatti, erano già presenti 3 operatori).

Passando alla banda ultra larga mobile, da una copertura della rete 4G in termini di popolazione dell’89,6% al 30 giugno 2015 si è passati a una percentuale pari a circa il 96%. Se l’aumento non sembra enorme dal punto di vista della popolazione, lo è certamente di più guardando alla percentuale di Comuni serviti, che non è mai inferiore al 50% (la Regione con la percentuale minore, la Basilicata, ha un 45% circa di Comuni non ancora raggiunti, comunque più che raddoppiato rispetto a 15 mesi prima). Con percentuali oltre l’80% in 11 Regioni su 20 e oltre il 60% in 18 Regioni su 20.

Dunque, il messaggio per i policy-maker, ora che gli investimenti stanno arrivando, è quello di concentrare l’attenzione su come stimolare la domanda. Senza perdere di vista l’offerta, soprattutto per quanto riguarda i profili concorrenziali, lo sforzo principale appare quello di far bere il cavallo. Che certamente inizierà a provvedere in autonomia ai suoi bisogni guardando l’acqua di fronte a sé, perché è vero, almeno in parte, che l’offerta crea la sua domanda. Ma, se si aumenta il numero dei cavalli e se ne rende più facile l’approccio all’acqua, certamente il risultato sarà raggiunto più rapidamente e con maggior successo. A beneficio di tutti.

 

Presidente di I-Com, Istituto per la Competitività, think tank che ha fondato nel 2005, con sede a Roma e a Bruxelles (www.i-com.it). Docente di economia politica e politica economica nell’Università Roma Tre.

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