La digitalizzazione italiana ed il ritardo degli investimenti in ICT

downloadNel settembre 2016 il Governo italiano ha reso noto il Piano nazionale Industria 4.0,  documento strategico di importanza straordinaria che parte dalla constatazione delle peculiarità specifiche del settore industriale italiano, tradizionalmente incentrato sulle PMI e sulla presenza di una forte connotazione culturale dei prodotti finiti per arrivare ad individuare una serie di linee guida che si sostanziano nell’adozione di una logica di neutralità tecnologica, nella predisposizione di azioni orizzontali (e non strettamente settoriali), nella previsione di interventi sui fattori abilitanti, nell’orientamento degli strumenti esistenti per favorire il salto tecnologico e la produttività ed, infine, nel coordinamento dei principali stakeholders. Nell’individuare le Direttrici chiave e quelle di accompagnamento il documento, partendo dalla consapevolezza dell’importanza di agire sulla realizzazione di investimenti innovativi ed al contempo sulle competenze, ha riconosciuto, da una parte, l’importanza degli incentivi agli investimenti privati su tecnologie e beni I4.0, di un aumento della spesa privata in Ricerca, Sviluppo e Innovazione e di un rafforzamento della finanza a supporto di I4.0, VC e start-up; dall’altra, la evidenziato la necessità di diffondere la cultura I4.0 attraverso Scuola Digitale e Alternanza Scuola Lavoro, di sviluppare le competenze I4.0 attraverso percorsi Universitari e Istituti Tecnici Superiori a ciò dedicati, di prevedere un finanziamento della ricerca I4.0 mediante potenziamento dei Cluster e dei dottorati ed, infine, di creare Competence Center e Digital Innovation Hub. Si tratta dunque di un documento che letto insieme alla Strategia Nazionale per la banda ultra-larga e la crescita digitale mostra come la politica abbia compreso l’importanza della digitalizzazione del nostro Paese.

Ebbene, in questo contesto in cui sembra ormai acclarata la rilevanza e l’irrinunciabilità degli investimenti nel digitale, le imprese come si stanno organizzando? A fare il punto della situazione in merito agli investimenti ICT il Report stilato dal Politecnico di Milano per Assiteca. Tale ricerca, in particolare, ha rilevato come ben il 95% delle imprese analizzate riconosca la rilevanza dell’innovazione digitale sebbene con delle differenze in funzione della dimensione aziendale. Ed infatti, per le aziende con oltre 250 dipendenti sale dal 37% al 51% la quota di coloro che ritengono imprescindibile il ruolo dell’innovazione per il futuro.

Nonostante la diffusa consapevolezza nel mondo delle imprese dell’importanza dell’innovazione, gli investimenti in ICT non risultano ancora sufficienti. Ed infatti, la ricerca in questione rileva come il 69% delle aziende investa l’1% del proprio fatturato in Information&Communication, meno del 25% investa più dell’1% e soltanto il 3% investa in innovazione oltre il 5% dei ricavi. Se si pensa poi che il 7% nell’ultimo anno non ha effettuato alcun investimento in tecnologie digitali e che la media complessiva si ferma all’1,1%, la fotografia che emerge dal report è piuttosto deludente.

Sono diversi i fattori che ostacolano il decollo degli investimenti in digitale tra cui spicca, per importanza, la mancanza di ruoli e strutture dedicate ai progetti di innovazione. L’analisi in commento, in particolare, sottolinea come solo nel 14% dei casi sia stata creata un’unità responsabile dei progetti in innovazione, nel 18% dei casi la gestione appare occasionale e non strutturata mentre nel 4% le varie unità organizzative operano senza un coordinamento centralizzato.

Risultati più confortanti emergono con riguardo alla cybersecurity, tema evidentemente molto sensibile per le aziende le quali nel 67% hanno introdotto sistemi di information security. Il dato interessante è che  circa 8 aziende su 10 hanno sviluppato policy e procedure per proteggere la rete aziendale e le relative risorse da potenziali attacchi ed intrusioni e che oltre 4 aziende su 10 conoscono le implicazioni del nuovo regolamento europeo in materia di privacy.

In un mondo che corre sull’onda dell’evoluzione tecnologica le nostre aziende continuano a dimostrare una certa immaturità non tanto nella consapevolezza che, come risulta dal report, sembra piano piano radicarsi nelle coscienze, quanto piuttosto nella messa in campo di strategie ed azioni che concretamente consentano loro di entrare nell’era digitale e di sfruttarne a pieno tutti i benefici. Il tempo però scorre e se vogliamo essere all’altezza dei competitors europei – e non solo – e giocare un ruolo nell’economia europea e mondiale è necessaria una rapida e forte inversione di tendenza.

 

Vicepresidente dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Giurisprudenza presso l’Università di Tor Vergata nel 2006 ha partecipato, nel 2009, al master di II Livello in “Antitrust e Regolazione dei Mercati” presso la facoltà di Economia della medesima università conseguendo il relativo titolo nel 2010, anno in cui ha conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione forense.

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