L’Unione post Brexit. I 5 scenari delineati dalla Commissione per il futuro dell’Europa

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A ridosso della firma della dichiarazione comune da parte degli Stati membri fissata per il prossimo 25 marzo in occasione della celebrazione dei 60 anni dei trattati europei, il Presidente della Commissione europea ha presentato al Parlamento il Libro Bianco sul futuro dell’Europa che individua le principali sfide da affrontare ed opportunità da cogliere per l’Unione post Brexit, prospettando cinque possibili scenari, più o meno ambiziosi, entro il 2025. Il primo scenario (“Avanti così”), in particolare, prevede di proseguire sul percorso già tracciato con l’attuazione del programma positivo di riforme in linea con gli orientamenti della Commissione. Un nuovo inizio per l’Europa del 2014 e della dichiarazione di Bratislava concordata da tutti i 27 Stati membri nel 2016. Qualora si seguisse questa strada si prevede che entro il 2025 i cittadini europei potranno sì beneficiare dei progressi tecnologici (ed in particolare di quelli registrati dallautomotive), ma si troveranno ancora a dover affrontare le criticità connesse all’esistenza di ostacoli giuridici e tecnici che rendono difficoltoso l’attraversamento delle frontiere nonché quelle connesse al proliferare dei controlli di sicurezza. Il secondo scenario (“Solo il mercato unico”), invece, concentra l’attenzione sul mercato unico in considerazione della difficoltà degli Stati membri di trovare regole comuni in un numero crescente di settori. Secondo tale prospettiva gli scambi, i trasferimenti per lavoro ed in generale la libertà di circolazione potrebbero subire un rallentamento così come la diffusione e l’utilizzo delle auto connesse che sconteranno l’indisponibilità di standard comuni. Il terzo scenario (“Chi vuole di più fa di più”) descrive un’Unione in cui, pur continuando sul solco già tracciato, si affermano forme di collaborazione più spinta tra gli Stati che lo desiderano in ambiti specifici come la difesa, la sicurezza interna o le questioni sociali. Tali sinergie porteranno all’istituzione di un corpo di polizia e un corpo di magistrati per contrastare le attività criminali transfrontaliere ed alla creazione di un ecosistema in cui le informazioni sulla sicurezza saranno scambiate in tempo reale e le banche dati nazionali saranno completamente interconnesse. Importante sarà la diffusione delle auto connesse negli Stati membri che hanno concordato di armonizzare le norme sulla responsabilità civile e gli standard tecnici. Il quarto ed il quinto scenario rappresentano le opzioni certamente più ambiziose; il quarto, in particolare, secondo il motto Fare meno in modo più efficiente” disegna un’UE che concentra la propria attenzione ed i propri interventi in un numero ristretto di settori tra cui spicca la lotta al terrorismo (mediante la creazione di un’Agenzia europea specifica), la tutela degli utenti di internet e la gestione delle spettro, indispensabile anche per lo sviluppo dell’automotive. Il quinto (“Fare molto di più insieme”), infine, delinea un’Unione in cui gli Stati decidono di ampliare gli ambiti di condivisione, di creare procedure più veloci sia in fase di decisione che di implementazione e di centralizzare i controlli a livello europeo e non più nazionale.

Si tratta di scenari, soprattutto gli ultimi due, molto ambiziosi che descrivono un’Unione più matura e politicamente più coesa che cerca di diventare qualcosa di più di una zona di libero scambio ponendo agli Stati ed ai cittadini nuove sfide da affrontare e nuove opportunità da cogliere. Si tratta, certo, di possibilità importanti ma bisogna mantenere alta l’attenzione sugli equilibri nell’Unione al fine di garantire che, nel caso di scegliesse di percorrere la via dalla maggiore coesione e collaborazione, tutti gli Stati possano trarre utilità dalla parziale “rinuncia” ai propri spazi di autonomia ed in ultima istanza, di sovranità.

Vicepresidente dell'Istituto per la Competitività (I-Com). Laureata in Giurisprudenza presso l’Università di Tor Vergata nel 2006 ha partecipato, nel 2009, al master di II Livello in “Antitrust e Regolazione dei Mercati” presso la facoltà di Economia della medesima università conseguendo il relativo titolo nel 2010, anno in cui ha conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione forense.

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