Tra un paio di settimane prenderà il via l’edizione n.70 del Festival di Cannes che quest’anno omaggia nel manifesto ufficiale la nostra Claudia Cardinale. Il nostro Paese vanta una pattuglia di 6 film (alcuni di forte impatto sociale e culturale) nelle sezioni parallele al concorso ufficiale, tutti sostenuti con risorse pubbliche con l’obiettivo di lanciare e dare visibilità a nuovi talenti che si cimentano anche su tematiche complesse e sperimentali.
Il cinema è a un punto di svolta a livello internazionale, sia dal punto di vista del mercato della sala, con la ridefinizione della geografia degli incassi da parte asiatica, che da quello tecnologico, con la distribuzione digitale on demand. Come abbiamo scritto di recente i contenuti cinematografici nelle loro declinazioni multipiattaforma rappresentano oggi un pilastro centrale delle industrie creative e culturali.
Anche nel nostro Paese l’eco di queste tendenze si fa sentire in modo determinante. L’industria spinge verso una maggior internazionalizzazione del prodotto, cercando anche nel campo dell’online quelle sinergie di respiro europeo in grado di contrastare l’avanzata dei grandi player mondiali del video on demand. Questo mentre i film italiani hanno chiuso il 2016 con una quota di mercato del 29%, in crescita rispetto all’anno precedente (ma va considerato l'”effetto Zalone”).
Nonostante il proliferare di forme alternative di intrattenimento digitale, guardando al box office globale la settima arte sembra ancora in grado di attrarre il grande pubblico. Tuttavia, nel 2016 gli incassi complessivi sono aumentati solo dell’1%, raggiungendo i 38,6 miliardi di dollari (nel 2015 era stato +5%). Il rallentamento sembra dovuto principalmente al mercato cinese, I cui incassi so sono ridotti dell’1%, mentre l’anno precedente erano cresciuti del 49% (dati MPAA 2016 Theatrical Market Statistics Report).
La Cina dovrebbe comunque affermarsi non più tardi del 2017 quale primo mercato cinematografico mondiale. Questo non solo per il crescente successo degli investimenti in film nazionali e coproduzioni, ma anche per il modo in cui sta sviluppando ogni anello della filiera con un parco sale che nei prossimi anni sfiorerà i 60mila schermi.Il settore audiovisivo sta conoscendo inoltre una fase di rapida innovazione tecnologica: nel 2015 il fatturato globale degli OTT video (gli operatori Over-The-Top che sfruttano il web per la distribuzione dei contenuti ha raggiunto i 26 miliardi di dollari. Netflix, primo operatore del settore, è presente in 190 paesi ed è prossimo al traguardo dei 100 milioni di abbonati a livello mondiale.
L’accresciuta importanza di questi nuovi servizi è dimostrata dal fatto che quest’anno per la prima volta due servizi di streaming, Netflix e Amazon Video, hanno ottenuto nomination ai più prestigiosi premi dell’industria cinematografica, gli Oscar, vincendo addirittura alcune delle statuette. Anche a Cannes saranno presenti 2 film prodotti da tali soggetti con tante di polemiche da parte degli esercenti francesi preoccupati per il mancato o ristretto sfruttamento in sala di queste opere.
Del resto l’impegno di questi operatori sul versane produttivo è notevole: Netflix l’anno scorso ha investito $6 miliardi in serie e film. Nei prossimi tre anni spenderà almeno un miliardo per la produzione di serie tv originali e l’acquisto di diritti di distribuzione. Secondo alcune stime, nel 2016 Amazon ha investito $3 miliardi in contenuti e sta per distribuire 15 film originali, con budget compreso tra i $5 e I $40milioni.
In Italia i dati del box office nel 2016 sono positivi: i biglietti venduti nel 2016 sono stati oltre 105 milioni, con un incremento del 6% rispetto al 2015. Crescono anche gli incassi: 661,8 milioni di euro, con un aumento del 3,9% (dati Cinetel).
Altalenante l’andamento della produzione: nel 2014 aveva raggiunto il picco dei 201 film prodotti, è sceso a 185 nel 2015, per risalire a 199 nel 2016. Nel 2015 Il numero di coproduzioni maggioritarie è cresciuto da 14 a 22. La riduzione delle produzioni non ha però comportato un calo nell’investimento complessivo in cinema che al contrario è salito a 340 milioni di euro contro i 320 milioni dell’anno prima. Questo risultato indica un leggero aumento del budget medio a disposizione di ciascun film, passato infatti da 1,9 a 2 milioni di euro. Si tratta però di una somma ancora limitata se pensiamo che in Francia le risorse mediamente disponibili sono ammontate nel 2015 a 4,4 milioni di euro.
Una scossa al settore potrebbe arrivare dalla legge sul cinema approvata lo scorso novembre, che porta a 400 milioni le risorse a disposizione del nuovo Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e l’audiovisivo. Ma gli effetti della riforma si vedranno solo a partire dal 2018 al termine di una complessa fase di transizione per rendere operativi i numerosi decreti attuativi previsti dalla legge.
Anche sul piano produttivo si segnala una certa vivacità, promossa anche dalla nascita di importanti player attivi nel segmento on demand. Accanto a grandi player internazionali come Netflix e Amazon Video i quali hanno adottato in questo ambito differenti strategie, sono presenti i servizi Infinity di Mediaset e Nook tv di Sky.
A tale sfida il comparto sta rispondendo con una forte convergenza tra i settori di telco e media: Timvision, che ha in essere un accordo con Rai Cinema, e Vodafone tv, che offre i canali intrattenimento di Sky. Quello che abbiamo ribattezzato nei nostri rapporti annuali “audiovisivo connesso” è senz’altro un fenomeno in rapida espansione desinato a modificare assetti, strategie e modelli di business anche nel nostro Paese.
Il comparto presenta quindi uno scenario estremamente ricco e variegato, con ampie opportunità di sviluppo ulteriore e potenziali ricadute positive sull’intero “sistema Paese”: dalle possibilità di esportazione di format originali, alla valorizzazione dei diritti legati alle produzioni, alle modalità di relazione con i broadcaster, i vantaggi di derivare da politiche volte a incentivare la creatività e la competizione.
Il valore produttivo e l’impatto socio-culturale del comparto rendono utile e necessaria un’osservazione continuativa del settore e un’interpretazione attenta delle sue evoluzioni. In particolare a nostro avviso sarebbe utile approfondire quattro direttrici di approfondimento, utili a interpretare le potenzialità del mercato e necessari a motivare e implementare strategie e politiche competitive per l’intero settore
1. Evoluzione del quadro normative: Digital Single Market e industria dei contenuti audiovisivi
La Commissione europea si è impegnata nella realizzazione di un Mercato Unico Digitale, per garantire un più ampio accesso a beni e servizi da parte dei consumatori. Il settore audiovisivo è fortemente coinvolto in questo processo e sono numerose le novità normative che lo interessano, dalla portabilità cross border dei contenuti online, alla revisione della direttiva AVMSD, che rafforza le norme a tutela della produzione cinematografica europea e riconosce il ruolo delle piattaforme online, alla revisione della normativa sul copyright.
Le proposte della Commissione rappresentano davvero un’opportunità di ampliare il mercato per l’industria cinematografica, o piuttosto sono una minaccia alla diversità culturale e alla sosteniblità dei modelli di finanziamento e distribuzione del settore? Si tratta di temi di grande attualità sui quali abbiamo già descritto criticità e potenzialità in particolare su temi spinosi come la riforma del copyright e la proposta di regolamento sat-cab.
2. Rapporto con gli autori
Nonostante I film italiani rappresentino una quota non trascurabile di incassi e ingressi nelle sale (oltre il 28% nel 2016 ma è probabile che si scende sotto il 20% nel 2017), vi è una percezione di crisi del cinema nazionale. I dati economici smentiscono l’immagine di un’industria in crisi. E inoltre non sono mancati, negli ultimi anni, importanti riconoscimenti internazionali, dall’Oscar a Sorrentino nel 2013 all’Orso d’Oro per Rosi nel 2016. A differenza di quanti in questi giorni denuncino l’assenza di film italiani nel concorso ufficiale di Cannes, la presenza di titoli non mainstream (alcuni targati Rai Cinema) in sezioni parallele al concorso ufficiale (che più volte hanno permesso di scoprire talenti), come detto in apertura, lascia ben sperare e dimostra una certa vitalità e voglia di raccontare realtà periferiche e complesse.
Tuttavia la sensazione permane: essa non si riferisce tanto a una crisi industriale o di sistema, quanto a una crisi di idee, fatte salve importanti eccezioni. La gran parte dei film italiani prodotti propongono commedie incentrate su problematiche simili.
Se è vero che internet e lo streaming online hanno moltiplicato le possibilità di visione, rendendo lo spettatore più distratto e meno concentrato, è pur necessario che si torni a considerare il cinema come un’arte sociale, necessaria per l’accrescimento personale e per l’avvicinamento delle persone. Accanto all’educazione del pubblico a una visione critica di ogni genere cinematografico, occorre proporre sempre più contenuti nuovi, sperimentali e diversificati che valgano la pena di essere discussi. É possibile replicare il modello francese, che sostiene con convinzione gli autori, sfruttando e valorizzando I talenti nostrani, e puntando su di un cinema di afflato internazionale? Basta leggere questo articolo per capire che quanto sia rilevante il peso degli sceneggiatori ad Hollywood.
3. Come cambia la distribuzione
Oggi si evidenziano due tendenze contrapposte nella distribuzione cinematografica. Esse sono ben esemplificate dalle diverse strategie di due tra i maggiori fornitori di contenuti audiovisivi online, Netflix e Amazon Prime. Nonostante la sua posizione sul mercato dello streaming, Amazon ha mostrato il suo appoggio al sistema delle windows of realease con cui tradizionalmente lavora l’industria. Netflix al contrario spinge per un modello di distribuzione day-and-date, con rilascio simultaneo nelle sale e online, preferendo affidarsi alla propria piattaforma e ai propri algoritmi di profilazione e raccomandazione per conoscere e indirizzare le preferenze dei clienti.
Come si muoverà la distribuzione nel prossimo futuro? È possibile trasformare le attuali minacce connesse alla moltiplicazione delle forme di consumo delle opere audiovisive, alla saturazione delle sale e alla diffusione della pirateria in opportunità, anche sotto il profilo della redditività economica? Su quali basi e a quali condizioni le sale cinematografiche – anche grazie alle robuste risorse finanziarie messe a disposizione dalla nuova Legge Cinema possono riacquistare centralità nel quadro delle nuove modalità di consumo di cultura ed intrattenimento ? Momenti come quello organizzato un paio di settimane fa da Anica in collaborazione con Anec contribuiscono in modo concreto ad individuare
Cinema e territori
Gli interventi a sostegno della filiera cinematografica e audiovisiva rientrano a pieno titolo nel quadro delle politiche di sviluppo territoriale della maggior parte delle Regioni italiane. Sono così nati e si sono consolidati in Italia alcuni poli e distretti regionali dell’audiovisivo, in cui è cresciuta un’industria locale alimentata dall’attività di assistenza e di accompagnamento da parte delle Film Commission con l’obiettivo di attrarre sui propri territori le produzioni e al tempo stesso sviluppare le professionalità locali. L’idea chiave che guida le amministrazioni locali è quella di trasformare le opportunità di una attività tipicamente di natura immateriale in un volano di sviluppo industriale per l’area geografica di riferimento, intervenendo in tutte le fasi della filiera, nella consapevolezza che l’audiovisivo eserciti una straordinaria capacità di “illuminazione” dei territori generando significative ricadute socio-economiche. Temi spesso sottovalutati nell’ambito delle politiche pubbliche di sostegno al territorio in cui il cinema e la cultura si trasformano in strumenti di crescita e di sviluppo.
Come valutare l’impatto del cinema sul territorio, tenendo conto degli effetti diretti, indiretti ed indotti e della pluralità di criteri e variabili coinvolti – dall’occupazione alla nascita di start up innovative sul territorio, dalla promozione culturale del territorio alla capacità di attrarre investimenti esteri, fino all’incremento dei flussi turistici?
Continueremo ad occuparci di questi fenomeni nella convinzione che l’approccio più corretto per analizzarli è contestualizzarli all’interno di un mercato che cambia e che necessita di regole a prova di futuro sia a livello nazionale che europeo in grado di conciliare le esigenze di rafforzare la competitività dell’industria dei contenuti con quelli di valorizzare la diversità culturale.
Articolo scritto in collaborazione con Giulia Berni.