L’ampia diffusione delle rinnovabili è ormai un fatto noto, condiviso, auspicato e quanto più possibile agevolato, che desta l’interesse di Governi e Istituzioni anche ai fini del raggiungimento degli obiettivi ambientali. L’attenzione al tema è talmente elevata che il 15 giugno c’è stato il Global Wind Energy Day 2017, durante il quale si è celebrato l’inizio della grid parity e della convenienza dell’eolico rispetto a carbone, petrolio e nucleare.
In una nota pubblicata da Eurostat lo scorso 19 giugno, emerge una sostanziale crescita della produzione eolica nel 2016 che arriva a 315 TWh, rappresentando circa il 10% dell’elettricità lorda prodotta nell’Unione (valore quintuplicatosi in 11 anni).
Non stupisce che il primato (43%) spetti alla Danimarca, seguita con un discreto distacco dalla Lituania (27%), dall’Irlanda (21%), dal Portogallo (20%), dalla Spagna (18%), dal Regno Unito (14%) e dalla Grecia (11%).
L’Italia nonostante le caratteristiche geografiche, si colloca al 6%, ovvero 4 p.p. sotto la media la UE. I Paesi meno performanti risultano Francia, Finlandia e Lussemburgo con il 4%, Lettonia e Ungheria (2%), Repubblica Ceca (1%) e, infine, Slovacchia, Malta e Slovenia a zero.
Giunta in seconda posizione nel 2016, la Lituania è il Paese che ha registrato la crescita maggiore dal 2005, aumentando la produzione di energia eolica di 27 p.p., seguono la Danimarca con 24 p.p., il Portogallo con 17 p.p., l’Irlanda e il Regno Unito rispettivamente con 16 p.p. e 13 p.p., Spagna e Germania con 11 p.p.
Interessante notare che l’eolico nell’Unione rappresenti la quarta fonte produttiva dopo il termico convenzionale (49%), il nucleare (26%), e l’idroelettrico (12%).